Si è presentato oggi in aula, nelle vesti di testimone, l’ex sindaco di Lecce, Paolo Perrone, per fornire la sua versione su alcune vicende legate alla maxi inchiesta sulle case popolari. A citarlo come teste a discarico della difesa è stato l’ex assessore della sua giunta Attilio Monosi, anch’egli presente nell’aula bunker del Tribunale. “Attilio – ha spiegato Perrone rispondendo alle domande dei legali di Monosi, Riccardo Giannuzzi e Luigi Covella – lo consideravo il mio collaboratore più stretto e volevo offrirgli la carica di vicesindaco e glielo avevo detto, ma l’auspicio non riuscì a realizzarsi per questioni politiche e gli offrii la possibilità di rafforzare la delega al bilancio con quella all’ufficio casa”. Fin qui nulla di eclatante. Più interessante la dichiarazione resa sulla esistenza o meno di un’associazione a delinquere. “Le uniche pressioni ricevute – ha detto in buona sostanza Perrone – erano quelle dei cittadini bisognosi di un tetto sotto cui vivere”. Una versione analoga a quella riferita dallo stesso Monosi che lo scorso anno chiarì la propria posizione respingendo l’accusa di aver commesso illeciti per l’assegnazione degli alloggi popolari in cambio di voti.
Sulle case popolari – ha spiegato Perrone – c’erano situazioni di “estrema delicatezza e drammaticità”. E il rischio che potesse esplodere una bomba sociale era reale, ha fatto sapere l’ex inquilino di Palazzo Carafa.
Nell’udienza odierna – svoltasi dinanzi ai giudici della seconda sezione collegiale (presidente Pietro Baffa, a latere Luca Scuzzarella e Roberta Maggio) – è stato ascoltato anche l’onorevole Erio Congedo, destinatario – nel suo precedente ruolo di consigliere regionale – di alcune pressioni per ottenere un emendamento favorevole agli interessi della presunta associazione a delinquere, almeno secondo la tesi dei pubblici ministeri Massimilano Carducci e Roberta Licci, titolari del fascicolo d’inchiesta. Il deputato ha fatto sapere di aver dialogato con Monosi e di essere venuto a conoscenza della difficile situazione abitativa in città. Nulla di più.
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