“Gentile Sindaco Salvemini, in data 4 marzo 2018 gli italiani sancirono, in maniera univoca e indiscutibile, che la prima forza politica dello stivale era il Centrodestra. Uno schieramento che insieme totalizzava il 37% delle preferenze, rappresentando ben oltre 12 milioni di consensi da Nord a Sud, Isole comprese.
Come Fratelli d’Italia, noi eravamo parte determinante di quel successo e di quella squadra, ma a 18 mesi dalla nascita della XVIII legislatura che vide luce il 23 di marzo di quell’anno, il mio partito per volere del suo leader, Giorgia Meloni, non è stato un giorno nello schieramento di maggioranza, e come noi anche Forza Italia.
Sergio Mattarella decise di tentare la formazione di un Governo espressione delle due forze politiche che avevano dato la disponibilità a condividere questa responsabilità, ovvero Movimento 5 Stelle e Lega, in deroga a qualsiasi logica di visione politica, ma che insieme avevano i numeri per governare. Appellandosi al buon senso e al bene del Paese, fu chiesto uno sforzo alle parti in causa, ma era chiaro che non poteva esserci futuro e prospettiva. Non poteva durare a lungo un accordo che di fatto si basava su un continuo reciproco ricatto dell’ottenimento del 51% dei voti d’aula. Ci saremmo stupiti del contrario, perché a quel punto ci sarebbe stato da domandarsi: e i partiti a che servono? Che cosa sono?
Questa è, infatti, la domanda che ci poniamo oggi, vedendo con quale naturalezza nasca il secondo Governo Conte, con una parte che prima c’era e oggi c’è ancora, il Movimento 5 Stelle, ma con accanto un nuovo partner, il PD, che non era il primo partito, ma nemmeno una componente di quella larga coalizione di centrodestra legittimata dai voti del 4 marzo 2018.
Guarda caso, però, così facendo, la somma di seggi parlamentari dei due insieme consente l’aritmetica giusta per avere la maggioranza nelle Camere. E, sempre guarda caso, sia nel primo che nel secondo Governo di questa XVIII legislatura, della coalizione di Centrodestra non vi è nemmeno l’ombra nonostante il complessivo 37%; di quella forza politica che unita rappresenta quasi autonomamente la maggioranza assoluta dei numeri nelle Camere (262 Deputati su 630 e 135 Senatori su 321), e quindi del volere degli italiani, nemmeno l’ombra.
L’area politica che Lei rappresenta ha accettato di governare il Paese con chi fino alla sera prima l’aveva insultata e bistrattata come peggio non si potrebbe, e senza avere un minimo di congruenza e affinità nei programmi (temi e visioni politiche completamente distinte in tutto).
Una storia che ricorda un po’ quella recente della nostra città, Lecce, gentile Sindaco Salvemini, durante la quale per 18 mesi Lei ha portato avanti una maggioranza arlecchina che vedeva al suo interno un ampio ventaglio di colori politici.
Un governo che pur di stare in piedi, per suo volere e strategia, si avvalse di ex militanti del centrodestra, sia nella Giunta che nel Consiglio Comunale.
Quindi oggi Lei si stupisce, giustamente, secondo la Sua prospettiva delle cose, che ci sia qualcuno che invada una piazza a Roma per dire che non se ne può più.
Secondo Lei si stanno rispettando i “principi elementari della democrazia parlamentare” come dice nel post su Facebook, non fa niente che sull’altare del “Governo, Governo, Governo a ogni costo”, si sacrifichino ideali, progettualità politica, visioni comuni.
Sacrifichiamo, soprattutto, la volontà della maggioranza relativa degli elettori di quel 4 marzo 2018.
Queste conte aritmetiche per mantenere la poltrona, Sindaco, non sono i “principi elementari della democrazia parlamentare” ma sono lo squallido frutto di un artificio tessuto ad arte da qualche Suo compagno di schieramento, intestatario di quell’obbrobrio che ci tocca chiamare Legge Elettorale, che garantisce la totale ingovernabilità che, a chi ha scarso senso della democrazia e grande senso della poltrona, piace tanto.
La coerenza ha un costo e, come piace ripetere al nostro leader Giorgia Meloni, prima o poi paga.
Rimarremo opposizione a Roma come a Lecce, orgogliosamente, senza svendere quello in cui crediamo per l’opportunità di una poltrona e andremo a schiena dritta nelle piazze, perché non siamo schiavi di alcun compromesso”.
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