I pugliesi non cambiano le proprie abitudini: spendono di più per mangiare, bere e vestirsi, ma di meno rispetto alla media nazionale per la manutenzione della casa e la cultura.
Anche quest’anno, l’Osservatorio economico di Davide Stasi ha fatto i conti in tasca ai cittadini di Puglia. Ogni mese, in media, spendono circa 525 euro per gli alimenti, le bevande (analcoliche o alcoliche) e le sigarette contro una media nazionale che si ferma a 493 euro. Per l’abbigliamento e le calzature, spendono, mediamente 127 euro, un dato comunque superiore alla media tricolore (118 euro). Qualcosina in più la spendono anche per l’arredamento: 114 euro contro una media nazionale di 107.
Il braccio diventa «più corto», però, quando si devono affrontare spese che riguardano la sicurezza delle abitazioni: la media è di 16 euro al mese, la metà rispetto alla media nazionale di 33 euro.
Stesso discorso per la cultura e gli spettacoli (83 euro di media, al mese, contro i 130 a livello nazionale), i trasporti (203 euro contro i 271 della media tricolore), i servizi ricettivi (75 euro contro i 128). Quasi sullo stesso piano, invece, le spese per la salute e l’istruzione.
«I dati elaborati – commenta Davide Stasi – confermano che i pugliesi non intendono rinunciare alla propria cultura eno-gastronomica, apprezzata in tutto il mondo».
In Puglia, infatti, ci sono ben 276 prodotti agroalimentari tradizionali riconosciuti ed inseriti nell’apposito elenco ministeriale. «Al netto di questo, però, la disponibilità economica dei pugliesi risulta inferiore alla media nazionale. La differenza di circa 400 euro al mese in meno non è legata ad una maggiore propensione al risparmio, quanto ad un reddito pro-capite. Ciò si ripercuote inevitabilmente su quelle cose che si ritengono meno importanti o sono percepite come non essenziali. Da questo punto di vista – conclude – la minore spesa per la cultura è un dato che deve far riflettere».
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