Sembrava che il gol di Pierotti avesse salvato la panchina di Luca Gotti ed invece questa mattina il tecnico veneto è stato sollevato dall’incarico con il Lecce a 9 punti in 12 partite. Un bottino non certo brillante, ma che in altre annate non aveva mai portato ad una scelta così drastica. La presidenza Sticchi Damiani, infatti, si è sempre contraddistinta in questi anni per aver difeso a spada tratta i propri allenatori. Pensiamo a Corini in B, quando probabilmente un esonero in corso di stagione avrebbe potuto far anticipare di un anno il ritorno dei giallorossi in A. Pensiamo a Baroni che due anni fa aveva raggranellato 8 punti a parità di gare, giocando male e pareggiando due partite interne contro Empoli e Cremonese. E pensiamo in ultimo alla scorsa stagione quando D’Aversa fu allontanato solo per il brutto gesto che compì nel match contro l’Hellas, quando le prestazioni del suo Lecce ormai da mesi erano insufficienti, al pari di quanto visto ieri nei primi sessanta minuti contro la sua nuova squadra.
Con Gotti invece c’è stata la voglia di cambiare subito, di girare pagina e quindi le motivazioni non possono essere ricercate nei numeri e soprattutto in quelli che riguardano la mancanza di pericolosità offensiva dei giallorossi. Il motivo va ricercato nello spogliatoio e nel rapporto con l’area tecnica. Forse Gotti non è stato soddisfatto del mercato in entrata di quello che avrebbe dovuto essere il suo primo vero Lecce e la sua incapacità di trovare la quadra ad una rosa composta da tanti nuovi innesti ne è probabilmente la controprova. Il tecnico anche ieri ha schierato una formazione titolare diversa da quelle precedenti che non ha saputo mai trovare una manovra fluida prima di passare a 4-2-4 arrembante, frutto più della disperazione che di una calcolata tattica.
Come accennato, i problemi dovrebbero esserci stati anche nello spogliatoio dove il tecnico è sembrato aver perso i riferimenti giusti nel dialogo con la squadra a seguito della sciagurata partita interna contro il Parma. Quella è stata sicuramente la gara crocevia per Gotti perché fino a quei minuti finali il Lecce era in crescita con la precedente partita di Torino che probabilmente è stata la migliore disputata in questa stagione. Falcone fino al gol di Almqvist aveva tenuto la sua porta inviolata per quasi tre partite e l’attacco aveva cominciato a funzionare. Poi tutto si è bloccato.
Adesso bisognerà ricominciare da zero, sfruttando la pausa per le gare della Nazionale, consci che chi verrà non potrà avere la bacchetta magica e dovrà confrontarsi con una rosa che ha delle lacune in alcuni ruoli chiave. Diversi siti specializzati in mercato pronosticano Marco Giampaolo come il prescelto dalla società e si attendono sviluppi nelle prossime ore. Più defilati ci sono Ballardini, Semplici, Aquilani e Cioffi. Tutti nomi che non scaldano troppo i cuori dei tifosi. Lo stesso vale per Giampaolo che ha sicuramente tanta esperienza in A, ma viene da alcuni campionati fallimentari con Milan, Torino e Sampdoria.
Le incognite, però, non si fermano solo alla carriera del mister abruzzese e se il prescelto dovesse essere lui, i problemi per il tecnico saranno subito evidenti per il suo modo di fare calcio. Giampaolo adotta di base un 4-3-1-2 con una squadra corta che inizia la manovra dal basso con i due centrali e con gli esterni difensivi che spingono tanto. La presenza di Gaspar e Baschirotto, che prevalgono per prestanza atletica ma non certo per la loro capacità di impostazione, non sarebbe proprio l’ideale per Giampaolo. Il rombo a centrocampo prevede un trequartista puro con il Lecce che in questo momento ha fermi ai box sia Berisha sia Marchwinsky e richiede un sincronismo per il quale ci vuole tempo, tempo che il Lecce non dispone. In ultimo il modulo dell’ex allenatore del Milan vuole due punte con un reparto giallorosso carente di una punta centrale alternativa a Krstovic. Tanti, forse troppi punti interrogativi per una squadra che deve, invece, riprendere a marciare in classifica subito e ha bisogno di sferzate e certezze in campo con il 4-4-2 che sembra l’unico modulo che ha davvero funzionato nelle 22 partite di Gotti al timone.
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