LECCE – Lecce ha tutte le carte in regola per partecipare al bando che individuerà da quest’anno in avanti, ogni anno, la capitale italiana dell’arte contemporanea. Una candidatura che merita un percorso condiviso, partecipato, inclusivo, ambizioso che non è possibile intraprendere nelle attuali contingenze. Sarà la prossima amministrazione ad avviare questo percorso e valutare la candidatura alla prima edizione utile dopo questa in corso per l’assegnazione del titolo per il 2026.
Poche settimane fa, all’indomani della pubblicazione del primo bando ministeriale per la designazione della “Capitale italiana dell’arte contemporanea”, rispondendo ad una suggestione del presidente dell’Accademia di Belle Arti Nicola Ciracì di candidare Lecce, il Comune di Lecce ha convocato un tavolo interistituzionale per valutare collegialmente se ci fossero o meno i tempi e le condizioni per partecipare già a questa prima edizione.
A prendere parte alle riunioni a Palazzo Carafa in tre diverse sedute presiedute dal sindaco con l’assessore alla Cultura ci sono state le istituzioni universitarie della città (Università del Salento, Accademia di Belle Arti e Conservatorio di Musica “Tito Schipa”), il Polo bibliomuseale del Salento, che gestisce il Museo Castromediano e la Biblioteca Bernardini, il Must – Museo Storico di Lecce e la Fondazione Biscozzi Rimbaud, che con ruoli, ambiti e compiti diversi si occupano del tema del contemporaneo nel nostro territorio.
Nelle riunioni – durante le quali sono stati anche interpellati specialisti esterni per avere un loro autorevole punto di vista – è emersa preliminarmente l’importanza di tenere conto del termine breve di presentazione del dossier entro il 30 giugno, che la città si trova alla fine dell’attuale consiliatura e a pochi giorni dalle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale, che le regole previste impediscono di potersi candidare negli anni immediatamente successivi in caso di mancata designazione.
E la condivisa idea di voler considerare questo bando non come una semplice competizione finalizzata al riconoscimento in sé, pur importante, ma come l’avvio di un processo di coinvolgimento, partecipazione, relazione finalizzato a strutturare una infrastruttura culturale, una piattaforma di lavoro capace di garantire al territorio un proprio ruolo sul contemporaneo nell’area del Mediterraneo. Obiettivo pienamente coerente con le esperienze che a Lecce ed in provincia, negli ultimi anni, si sono avviate e definite qualificandosi come innovative nell’ambito specifico dell’arte contemporanea.
Proprio in ragione di questa visione collegiale è emersa la comune consapevolezza che la tempistica e la situazione contingente del periodo elettorale rischiano di compromettere un percorso di candidatura che si vuole credibile, ambizioso, partecipativo – con il coinvolgimento di protagonismi diffusi che operano anche fuori dai confini propri della città – e che sia capace di sedimentare processi, azioni, pratiche, a prescindere dall’esito del bando.
Con tutti i partecipanti al tavolo si è, quindi, convenuto che non serva redigere in tempi stretti un dossier – sacrificando attivazioni, coinvolgimenti e partecipazione – pur di concorrere al bando. Ma che sia giusto ed utile rinviare a dopo le elezioni e demandare a chi ci sarà alla guida della città l’avvio di una piattaforma di lavoro che si ponga l’obiettivo primario di rafforzare il ruolo della città e della provincia come punto di riferimento per pratiche contemporanee nell’area del Mediterraneo. Con questo impegno, il tavolo si è riaggiornato al termine delle consultazioni elettorali.
Il Comune ringrazia per il contributo e la disponibilità il presidente di ABA Lecce Nicola Ciracì, Girolamo Fiorentino e Massimo Guastella di Unisalento, il presidente del Conservatorio Luigi Puzzovio ed il direttore Corrado de Bernart, il direttore del Polo Bibliomuseale del Salento Luigi de Luca e Brizia Minerva, responsabile della collezione artistica del Museo Castromediano, Roberto Lacarbonara e Anna Maggio della Fondazione Biscozzi Rimbaud, la direttrice del Must Claudia Branca e Titti Magrini dell’Ufficio Programmazione Strategica del Comune.
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