“Mi sono chiesto, alla luce delle polemiche di questi giorni tra i componenti
della maggioranza del Comune di Lecce, se è mai possibile che
un’interpellanza, istituto peraltro previsto dal nostro ordinamento, possa
suscitare tanto scalpore.
Hanno forse compiuto un atto di lesa maestà i consiglieri comunali Antonio
Rotundo e Pierpaolo Patti, rispettivamente capogruppo del PD e di Progetto
Città, per aver presentato al sindaco un’interpellanza con la quale hanno
chiesto di conoscere i motivi per i quali la società partecipata “Lupiae
Service” ha proceduto al reclutamento del personale affidandosi alle agenzie
interinali incaricate dal comune e nel non già alle procedure pubbliche?
Non rientra nelle prerogative dei consiglieri, siano essi di maggioranza e di
opposizione, avvalersi di questo strumento che risulta essere di controllo
sull’attività che l’ente svolge nel momento in cui si appalesano dubbi sulle
procedure che vengono adottate?
Le dichiarazioni stizzite da parte del gruppo dirigente di Puglia Popolare, per
il fatto che sia stata attenzionata la procedura adottata dall’amministratore
unico della partecipata, un loro dirigente, non trovano giustificazione, così
come non è comprensibile la loro pretesa che un consigliere, in quanto
componente di maggioranza, deve soltanto rimanere “zitto”, in silenzio, senza
poter esercitare compiutamente il suo mandato amministrativo.
Interlocutore del consigliere comunale è il sindaco e non già, come suggerito
nello specifico, l’amministratore unico, il quale ha il dovere di rispondere al
sindaco sulla base dei rilievi che vengono sollevati dai consiglieri sul suo
operato.
Singolare è il modo di ragionare da parte del movimento Puglia Popolare che
preferisce lo scontro politico al dialogo.
Ai consiglieri Rotundo e Patti va tutta la mia solidarietà perché la loro
iniziativa è politica e vuole percorrere la strada della trasparenza.
Se poi ci sono pensieri reconditi a me non è dato sapere, quello che a me
interessa è che un consigliere sia esso di maggioranza o di minoranza non
può essere inibito a svolgere le sue funzioni perché sarebbe la fine della
democrazia”.
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