“Ho atteso qualche giorno per rispondere ai tanti commenti indignati per il ripristino del manto stradale su via dei Paleoli e piazzetta Elmo: giudicato un attentato alla bellezza delle città, un indegno intervento privo di senso, una vergognosa dimostrazione di sciatterie politica e amministrativa.
Siamo stati processati e condannati senza appello.
Ora che la sentenza è stata pronunciata mi rivolgo ai tanti miei concittadini offesi, amareggiati, avvelenati, delusi con una domanda:
cosa hanno in comune Via dei Paleoli e P.tta Elmo con Via Fazzi e Via Augusto Imperatore (strade che fiancheggiano il perimetro di Piazza S’Oronzo) Via Principi di Savoia (la via d’accesso alla città da Porta Napoli, potenzialmente una delle più belle della città), via Idomeneo (una delle vie più antiche), Via D’Amelio, Piazzetta Bonifacio, Via Scarambone, Via Caracciolo, Piazzetta Tancredi, Via Carlo Russi, Piazzetta Mariotto Corso, via Infantino, Piazzetta della Luce?
La risposta è semplice.
Appartengono tutte a quella ampia porzione del centro storico che non è ancora stata riportata allo splendore antico tramite la posa del basolato.
Negli anni ’60-’70 le strade di Lecce antica furono asfaltate per agevolare il passaggio delle automobili, allora considerata un’esigenza prioritaria (come cambiano le sensibilità).
Gli interventi di riqualificazione, finanziati dai programmi dell’Unione Europea, che si sono succeduti negli ultimi 30 anni, ci consentono oggi di ammirare una parte delle vie della città storica, quella che è ormai conosciuta, fotografata, ammirata da migliaia di turisti ogni anno, nella loro configurazione antica.
Ma tanto resta ancora da fare sull’allargamento, fino a copertura completa, delle riqualificazioni nella città storica, con la posa del basolato. Interventi che presentano dei costi rilevantissimi, al momento impossibili da affrontare ricorrendo alle finanze comunali, ma per i quali siamo impegnati a reperire risorse da altre fonti di finanziamento (come ad esempio quello previsto su via XXV Luglio).
Dunque, rispetto alla notizia fatta circolare in questi giorni, che tanto ha animato i dibattiti social, è evidente per risconto oggettivo e documentabile, che il comune non ha scelto di asfaltare una antica strada gettando sul basolato una colata di bitume. Ha soltanto disposto un intervento di ripristino già presente dopo il passaggio della fibra ottica.
Prima della posa del nuovo manto, il vecchio asfalto – che in quel tratto era ormai consumato e pieno di buche – viene raschiato via per la posa di un collante. In questo momento, chi ha confezionato il fotomontaggio ha scattato la prima foto, messa poi accanto a quella del lavoro finito.
Un contrasto che esalta, nel nero pece dell’asfalto posato, la bruttezza di scelte urbanistiche compiute in tempi nei quali le priorità erano altre.
Si poteva lasciare il basolato riemerso dalla rimozione dell’asfalto? No. Quel basolato si presentava compromesso e pieno di dislivelli, dunque pericoloso.
Si poteva sostituirlo con un basolato di nuova posa?
No, al momento purtroppo non abbiamo economie sufficienti né poteva essere imposto contrattualmente a Open Fiber, impegnata nei lavori di scavi per la posa della fibra ottica.
Di fronte a queste evidenze – che ciascuno di noi può riscontrare ogni giorno passeggiando per strada all’interno delle tre porte cittadine – colpisce da una parte il livore di alcune dichiarazioni; dall’altra l’inconsapevolezza di cosa sia tutt’ora la nostra città storica dopo oltre 25 anni di interventi pubblici di riqualificazione. Un lavoro enorme ma non ancora concluso.
Evidentemente si confonde la parte (già basolata) con il tutto (dove persiste tutt’ora l’asfalto).
Con la riqualificazione del centro storico la città ha voltato pagina da decenni, avviando un percorso di recupero che la mia amministrazione è determinata a proseguire. Compatibilmente con una situazione economico finanziaria che non è più quella degli anni precedenti, come noto. Rientra in questa strategia il finanziamento straordinario di 5 milioni di euro destinato alla manutenzione di strade e marciapiedi che attendono da anni di essere aggiustati (al di fuori della città storica)
Non confido in un annullamento del processo social appena conclusosi.
Mi basta avere dato questi elementi di conoscenza che forse mancavano alla giuria popolare”.
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