“Mi sono vergognato. Non come consigliere regionale, anche se di opposizione, ma come medico. Trovarmi dall’altra parte della barricata, nei panni di un parente che accompagna un suo congiunto al Pronto Soccorso del Vito Fazzi, è stato imbarazzante. Il divario fra i roboanti annunci del nostro presidente-assessore alla Sanità e la realtà delle condizioni nelle quali i nostri medici, infermieri e operatori sanitari sono costretti a lavorare è abnorme.
“Mentre aspettavo il mio turno, accudendo personalmente il mio parente, ho visto: colleghi provati da turni di lavoro massacrati, diversi operatori del 118 in fila all’ingresso in attesa che i medici del pronto soccorso, già oberati all’inverosimile di lavoro, prestassero assistenza, alcuni pazienti, su quelle lettighe, sono rimasti così per ore, in una stanza quattro barelle di pazienti in barba a tutti i distanziometri, misure di sicurezza… mi sono anche chiesto fra me e me: ma come imponiamo la sanificazione per ogni cliente ai parrucchieri-barbieri ed estetisti e qui come la fanno?
“Insomma, ho visto una Sanità allo stremo con operatori ai quali non è stato fatto neppure un tampone per la loro sicurezza, ma anche per la sicurezza di coloro che arrivano al Pronto soccorso con problematiche diverse e potrebbero ritrovarsi contagiati dal Covid. Il tutto mentre il Dipartimento per l’Emergenza, il Dea, è avvolto da un eterno mistero sul suo funzionamento.
“Mi chiedo: ma il presidente-assessore alla Sanità, Emiliano, è a conoscenza di ciò che si sta verificando all’ospedale di Lecce o è troppo impegnato ad andare in Tv?”
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