“La politica è questione di cuore. E’ connessione popolare. E’capacità di motivare truppe e masse dalle grandi aspettative. Questo, Leonardo Scardino, Narduccio per gli amici di sempre, lo sapeva bene. Mercoledì 13 maggio, in un pomeriggio soleggiato e inebriato dai primi odori primaverili, si è spento “Il Presidente”.
Narduccio Scardino, classe 1948, già Presidente Usl, segretario sezionale, dirigente e consigliere provinciale della Democrazia Cristiana, è stata una presenza costante nella mia vita, in quella della mia famiglia, e del paese tutto. Nel 2017 è stato membro del direttivo del Partito Democratico di Cavallino e Castromediano, sotto la mia segreteria, composta da giovani dirigenti che lui stesso ha voluto valorizzare, convinto che il ricambio generazionale fosse una boccata d’ossigeno per le istituzioni e per le strutture partitiche.
Tuttavia, questo ricordo non vuol essere una fredda biografia, ma un ritratto schietto, crudo e sincero, come lo erano i figli di mamma Dc, quel partito tanto vituperato, segnato da scorribande interne e che, oggi, manca a tutti, comunisti compresi.
La sua era stazza democristiana, una tempra da tribuno del popolo esercitata in chiave moderna; era un personaggio evaso da una pellicola di Giuseppe Tornatore, dalle macerie post-belliche, e con il sorriso di chi ogni giorno percepisce l’entusiasmo di una ricostruzione, di chi intende darsi da fare per organizzare e nutrire il consenso.
Goliardico, disponibile, capace di “sentire” il prossimo, odiava le parate, gli elogi barocchi, le medaglie al petto. Quel che contava davvero era la sostanza. Perché, per lui, il valore bisognava conquistarlo sul campo, nell’arena politica, negli atti quotidiani, qualunque fosse il prezzo da pagare, masticando terra e sudore.
Insomma, Narduccio non era un accademico della politica, ma ha fatto della politica una sua accademia; ci ha insegnato l’importanza di immergerci nel “Paese sommerso”, di dar voce e ascolto ai Miserabili di Victor Hugo piuttosto che alle sviolinate di un mecenate qualunque, di prediligere la piazza ai salotti altolocati, inquinati da chiacchiericci, pettegolezzi, fumo e cultura da vetrina, di condannare i moralisti senza morale, di non dividere l’umanità in santi e delinquenti, di amare il prossimo e le sue imperfezioni, di amare l’umanità con le sue luci e le sue ombre, che quando si è garantisti bisogna esserlo sempre e verso tutti, che i problemi quotidiani non possono essere risolti con la propaganda sterile e meschina, con le ricette somministrate dalle anime belle, pure, caste e immacolate. Insomma, la sentenza di Rino Formica “la politica è sangue e merda” non spaventava Narduccio, anzi, egli ha saputo coniugare lo scacchiere del realismo politico con il sentimento dei ceti popolari.
Un’anima grande che mancherà tantissimo alla nostra comunità. Una nuova narrazione manterrà viva la memoria di un amico sincero, buono, leale. Fino alla fine. Grazie ancora per aver onorato Cavallino e con lei tutti noi”.
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