LECCE – “La crisi sanitaria ed economico -sociale di questo nostro tempo di pandemia, non smorza lo slancio di solidarietà di tanta gente del Salento sotto l’egida di simboli associativi e di missioni umanitarie e tra questi gli “Angeli di quartiere”, ma non diventi occasione per comode amnesie, celate da slanci di solidarietà, che rischiano di apparire meri esercizi di make up reputazionali e tuffi nella retorica del bene, che rischia di tangere e/o oltrepassare la banalità del male di arendtiana memoria”. La denuncia giunge da Libera Lecce che “da sempre, sente il dovere della memoria; i desideri sono ricordi e non si ricordano le persone o le cose che non abbiamo conosciuto ma solo quelle che abbiamo perduto”. Nel mirino dell’Associazione finisce un ex calciatore, Fabrizio Miccoli. “Nel Salento – si legge in una nota – ricordando Antonio Montinaro, il suo straordinario sacrificio accanto e per proteggere, suo malgrado, un mito qual è il Giudice Giovanni Falcone, ci viene davvero difficile schivare presunte condotte poste in essere e, soprattutto,“il fango” di parole indegne proferite dal “Romario” del Salento, Fabrizio Miccoli”.
“Non siamo certo ‘giustizialisti’, ma neanche ‘impunitaristi’ – aggiunge – saranno, esclusivamente, i giudici del Palazzaccio a stabilire se il calciatore salentino, oltre a frequentarli i mafiosi della Kalsa, beneficiava dei loro servizi e soprattutto della loro capacità di intimidazione”. Libera Lecce sottolinea che la Cassazione potrà confermare o annullare una condanna che riguarda la qualificazione giuridica di circostanze fattuali e condotte, ma “le frasi intercettate restano e resteranno come pietre sul nastro della nostra memoria e nessun Giudice e nessuna assoluzione potrà ‘mai’ cancellarle, specie, per non aver ancora sentito una parola chiara e netta di scuse”.
Libera riavvolge il nastro e torna al mese di febbraio a San Donato, città natale di Miccoli, in occasione dell’inaugurazione del Consiglio comunale dei Ragazzi. “Forse, quella, sarebbe stata l’occasione buona per il “bomber” salentino di fare un goal alla legalità ed approfittare della sua notorietà per chiedere scusa a tutti e, soprattutto, alla memoria di uno ‘sbirro’ della nostra terra, Antonio Montinaro, che alla stessa età dei ragazzi di San Donato pensava al futuro come ad una serie imprevedibile di porte da aprire e non di vedersi sbarrata la strada da una bomba messa dalla mafia”.
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