“Siamo letteralmente indignati per l’avventata decisione del sindaco di Lecce di affidare alla regione l’intera gestione dei servizi culturali. Regione alla quale vengono di fatto conferiti gli immobili più pregevoli della nostra città. I motivi della nostra indignazione sono molteplici:
1) una decisione così forte avrebbe avuto bisogno di una base di concertazione molto ampia ed invece si è approfittato dell’emergenza Covid 19 per evitare il confronto con le tante, belle e varie realtà culturali presenti nella nostra città;
2) nel programma del sindaco non compariva minimamente una ipotesi del genere; 3) si espropria la città della possibilità di esprimersi autonomamente per valorizzare la sua ricca identità culturale, inserendola invece in una sorta di tour (organizzato dagli ormai soliti noti); 4) si affida alla regione la gestione di immobili come i Teatini, Sant’Anna, Palazzo Turrisi, il Castello etc, oggetto di recupero effettuato con il fondo urban, snaturando la loro precisa finalità (ricordiamo per esempio S.Anna vocata alle donne, Palazzo Turrisi alla cultura dei migranti). Sconcertanti i toni di esultante esaltazione di Salvemini, Loredana Capone, Cicirillo. Salvemini sancisce con questo protocollo la sua incapacità di affrontare in termini di originalità e creatività il tema cultura che pure per Lecce in anni passati è stato una carta vincente per la crescita della cittadinanza e per l’attrattività turistica. La Capone esulta al termine di dieci anni di sua presenza in regione, prefigurando così finalmente (sic) un futuro culturale splendido per la città di Lecce, ma dimenticando nel contempo che in questi 10 anni in cui ha gestito assessorati importanti e soprattutto in questi ultimi 5 anni, noi leccesi non abbiamo avuto modo di cogliere non una sola attenzione particolare, ma nemmeno una attenzione nei riguardi della sua città. Un po’ tardi, dottoressa Capone per rivolgere lo sguardo a Lecce. La povera assessora Cicirillo è costretta di rimorchio ad esultare: è troppo intelligente per non essere consapevole che non solo la città viene privata di una politica culturale oltre che della gestione dei suoi beni, ma la stessa assessore viene spogliata delle sue prerogative con l’azzeramento di fatto della dua delega.
La cultura a Lecce non era mai scesa così in basso. Lecce rappresentava un’eccellenza in campo culturale e non solo in Puglia. Per far cultura occorre in primis una grande sensibilità, non basta aver letto qualche libro più o meno impegnato. Il coronavirus ha messo a nudo il tasso di sensibilità salveminiano già quando a fronte di consiglieri di opposizione che chiedevano a gran voce misure di prevenzione, rispondeva con la foto diffusa urbi et orbi con la cena di una allegra brigata in un ristorante cinese. La cultura, insomma de l’arcu de pratu!”
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