ROMA – “Non vogliamo nessuna elemosina, ma solo il diritto al lavoro e all’autonomia”. A rivendicare con orgoglio maggiore attenzione verso il Sud è Eleonora Paladini, una studentessa dell’Istituto “Antonietta De Pace” di Lecce, uno dei tanti giovani che sventolano il vessillo di un’Italia migliore, un Paese nel quale le opportunità – sociali e occupazionali – vengano realmente offerte e garantire a tutti.
Lo ha fatto in occasione della presentazione a Roma, nell’aula magna Mario Arcelli della Luiss, de “Il divario generazionale e il reddito di opportunità – Il Rapporto 2019 della Fondazione Visentini”. Un discorso accorato quello della giovane salentina che ha rivendicato il diritto dei ragazzi di poter essere inseriti nel mondo del lavoro al termine degli studi, rimanendo nella propria terra. “Come 2 milioni di ragazzi italiani, la mia migliore amica ha dovuto trasferirsi a Londra per mancanza di opportunità lavorative. In questo modo maturerà le sue competenze all’estero senza poter tornare nel suo Paese, nella sua regione e nella sua città. Io non voglio assolutamente lasciare il mio territorio, tantomeno entrare a far parte dell’esercito dei neet (giovani senza impegni lavorativi o di studio o formazione)”.
Nel 2017 con la pubblicazione de “Il Divario generazionale tra conflitti e solidarietà” è stata segnalata per la prima volta dalla Fondazione Visentini la gravità del divario che ha colpito finora e presumibilmente continuerà a colpire, circa 12 milioni di persone, giovani tra i 15 e 34 anni, definiti Generazione Zero e Millenial. Nel rapporto 2018 “Il Divario generazionale. Un patto per l’occupazione dei giovani” focus sulle prospettive dei giovani relativamente alle nuove professioni, tra mansioni e competenze, con una visione globale delle misure varate dal Governo in Italia.
Lo studio concluso nel 2019 ha messo a confronto le misure generazionali della Legge di Bilancio 2018 con quelle del 2019, delineando una strategia di contrasto del divario generazionale, tenuto conto dell’introduzione del reddito di opportunità o la ridefinizione del reddito di cittadinanza, ma soprattutto è stato preso in considerazione per la prima volta il gap che intercorre tra i giovani del Sud e dal resto del Paese.
Al Sud, è risaputo, il lavoro nero è una consuetudine e una percentuale molto alta di donne viene allontanata dagli ambiti lavorativi senza poter fare ritorno. Le poche misure stanziate a tutela dei giovani che Eleonora Paladini definisce “elemosina”, non sono chiaramente sufficienti a superare il problema. Le difficoltà continuano ad aumentare e i giovani reclamano il diritto al lavoro, all’autonomia e ad una vita libera. “Si sta creando un muro invalicabile, specialmente al Sud – ha denunciato la giovane studentessa – Mi chiedo e vi chiedo, quale piccone state usando per abbattere questo muro? Bisogna agire in fretta perché noi giovani non vorremmo trovarci davanti a un pianeta degradato e un’economia messa in ginocchio”, ha concluso Paladini tra gli applausi dei presenti.
Durante l’incontro sono stati analizzati i principali risultati e le proposte del III Rapporto 2019 da Luciano Monti Condirettore scientifico “Fondazione Bruno Visentini” e Mario Pisu Head of Grace/Italy Desk Economics Department OCSE.
Al convegno hanno preso parte anche il Rettore della Luiss Andrea Principe, Alessandro Laterza presidente della “Fondazione Bruno Visentini” e Adelaide Mozzi, rappresentante in Italia della Commissione Europea, il vicepresidente Confindustria per il Capitale umano Giovanni Brugnoli, i segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil e il rappresentante degli studenti nel cda della Luiss, Alessio Tessitore.
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Sud e lavoro, una giovane salentina alla Luiss: “Non vogliamo elemosine”
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