LEQUILE – Continua incessante l’azione della Task Force anticaporalato dell’Arma dei Carabinieri istituita dal Comando Provinciale Carabinieri di Lecce e formata da personale del Nucleo Investigativo e delle Stazioni del Comando Provinciale con il qualificato supporto del personale del Nucleo Ispettorato del Lavoro dei Carabinieri di Lecce i quali, dal mese di giugno, senza sosta stanno procedendo al controllo delle aree rurali al fine di monitorare il fenomeno dello sfruttamento della manodopera meglio noto come caporalato.
Anche ieri non sono mancati i controlli, infatti, a Lequile in località “Monte”, i militari della task force dell’Arma con il supporto dei colleghi della stazione dei Carabinieri di San Pietro in Lama, supportati anche dai Carabinieri del Gruppo Tutela del Lavoro di Napoli, nonché dai funzionari dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Lecce, sono intervenuti in un terreno agricolo dove si stava svolgendo la raccolta dei pomodori, dopo un’attenta osservazione della località e dei terreni al fine di raccogliere elementi indicativi dello sfruttamento nei confronti dei lavoratori.
Sullo stesso i militari dell’Arma hanno proceduto al controllo di circa 20 lavoratori, tutti stranieri e tramite questi hanno ricostruito la filiera del procacciamento dei lavoratori fatta da due soggetti che sono stati denunciati a piede libero, ai sensi dell’art. 603 bis del codice penale per “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”. Si tratta di un 81enne di Porto Cesareo, locatario del terreno e datore di lavoro, e di un 37enne di origine siriana ma residente ad Andria, reclutatore e coordinatore dei lavoratori sul posto.
Gli accertamenti hanno consentito di riscontrare che dal 21 luglio al 2 agosto l’anziano di Porto Cesareo aveva assunto e impiegato 3 lavoratori extracomunitari (2 ghanesi e 1 senegalese) per la raccolta pomodori violando normativa circa l’orario di lavoro poiché i lavoratori venivano impiegati tra le 10 e le 11 ore al giorno. I lavoratori erano pagati a cottimo, appena un euro a cassetta piccola e 4 euro a cassone, tecnicamente chiamato bins, dando degli acconti in anticipo in contanti, cosa vietata dalla legge. A reclutare gli stessi e a coordinare tutte l’operazione era il cittadino siriano.
Oltre alla denuncia per quanto previsto dalla violazione del codice penale a carico del datore di lavoro sono state elevate sanzioni sia di natura penale che sanzioni amministrative per complessivi 18.673 euro tra omessa vigilanza sanitaria, omessa consegna dei dispositivi di protezione individuale e omessa formazione dei lavoratori.
Ad oggi la Task Force anti caporalato ha proceduto all’osservazione ed al controllo di ben 25 aziende agricole, circa 200 i lavoratori controllati, due sono state ad oggi le persone arrestate altre 6 sono state deferite in stato di libertà per le varie violazioni penali connesse alla materia del lavoro dello sfruttamento e della sicurezza, mentre sono state contestate decine di sanzioni, tra penali e amministrative per oltre 70.000 euro.
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