“Alcune volte, nella vita, ci troviamo a scegliere tra il relativo e l’assoluto non avendo ben chiaro né l’esatto significato dei termini rapportati alla circostanza, né quale delle due opzioni alternative possa rappresentarsi nell’uno o nell’altro modo di definizione.
Se avessimo scelto di non scegliere, cosa ormai estesa nell’uso quotidiano della politica ed anche nella fruizione dialettica del termine, potremmo solo estraniarci dalla querelle pronti a reinserirci come sostenitori di chi potrebbe poi risultare vincente.
Se invece abbiamo scelto di vivere da protagonisti, nell’assoluto senso di partecipazione attiva alla finalizzazione dell’azione, non avremo altra possibilità che dire la nostra sui termini esatti del contendere, evitando di essere mal compresi, usando terminologie chiare e nette, utili alla comprensione si ma anche al rispetto dell’interlocutore di turno. Egli infatti non sarà sempre un acculturato mentore del sistema ma, potrà spesso capitare, un onesto tranquillo cittadino che guarda al mondo della politica e delle Istituzioni con cautela diffidente e prevenuta.
Il pregiudizio, infatti, nasce dal nostro modo di enfatizzare l’inutile e minimizzare il realmente complesso, in un gioco di banalizzazioni che rende poi impalpabile finanche il nostro effettivo impegno.
Allora come prestare attenzione ai dichiaranti della politica?
Come affidare credibilità alla bugia strumento del sistema e del relativo?
Come immaginare di interloquire con chi risulta afono dalla nascita ed ha fatto del ventriloquio la motivazione della propria esistenza politica?
Saremo pure piccoli e fastidiosi, poco incisivi nella gestione del potere, forse anche confusi attori malati di protagonismo e destinati ad essere annoverati tra le comparse della commedia, ma saremo comunque noi, un po’ sognatori ed un po’ poeti, nostalgici e romantici narratori della semplicità, autorevoli rappresentanti della classe sociale più estesa e mai definita compiutamente cioè quella degli incazzati, comunque presenti contro noi stessi ma mai contro gli altri, uno a fianco dell’altro con lealtà ed affetto pronti a soffrire silenti e dignitosi, pronti a gioire con l’esultanza scomposta di chi ha molto atteso e finalmente vive uno stato di libera determinazione.
Questi siamo e per questo ci definiamo autonomi. Proprio in contrapposizione agli automi che fanno decidere ad altri il destino delle proprie idee e ritengono le stesse inutili frapposizioni tra loro ed un posto al sole tiepido del potere e dell’arroganza”.
Tratto da “Il limite dell’uomo tra un Partito in Affitto ed un impegno Palese“
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