GALATINA – Due ore di sciopero in assemblea per dire no alla procedura di licenziamento collettivo avanzata a livello nazionale da Sirti. Un piano che avrà ripercussioni pesanti sul sito salentino. Per questo i lavoratori si riuniranno in presidio giovedì 28 febbraio alle ore 8.30 (e fino alle 10.30) davanti ai cancelli del sito di Galatina. Contrariamente alle richieste del sindacato, Sirti non solo non ha ritirato la procedura di licenziamento collettivo, ma ha convocato d’urgenza proprio per il 28 febbraio le parti sociali per l’esame congiunto obbligatorio.
La Segretaria Generale della Fiom Cgil Lecce, Annarita Morea, la scorsa settimana ha investito della questione la Presidenza, l’assessorato al Lavoro e la Task Force della Regione Puglia, chiedendo un incontro per sostenere la richiesta di un tavolo ministeriale e individuare possibili soluzioni. Su tutto il territorio regionale, sono stati dichiarati infatti 99 esuberi: 55 (su un personale di 169 dipendenti) nella provincia di Bari, 12 (su 13) in provincia di Taranto, 32 (su 84) in provincia di Lecce e Brindisi. A livello nazionale su 2.859 addetti, il Gruppo che si occupa di installazione e riparazione della rete telefonica ha previsto 833 licenziamenti. Ossia il 21% per cento del personale. L’incidenza del taglio è però nettamente superiore sul territorio pugliese: quasi il 40% a Lecce e Brindisi; la quasi totalità a Taranto; un terzo a Bari.
Le cause di questa procedura sarebbero le condizioni di mercato che hanno generato pesanti perdite finanziarie nell’ultimo biennio, scarsa marginalità e ulteriore frammentazione dei soggetti imprenditoriali concorrenti. “Nonostante le rassicurazioni pervenute dall’amministratore delegato, che nei giorni scorsi ha inviato una lettera ai dipendenti invitandoli a stare tranquilli nella fase che lui definisce di trasformazione, noi siamo fortemente preoccupati”, dice la Segretaria Generale, Annarita Morea. “In passato Sirti non ha mai fatto ricorso ad una procedura di licenziamento collettivo senza prima coinvolgere le parti sociali e soprattutto senza prevedere la possibilità di ricorrere ad ammortizzatori sociali non espulsivi”.
“Il percorso intrapreso dal sindacato punta a coinvolgere il Ministero del Lavoro, il Ministero dello Sviluppo Economico e la committente Telecom per istituire un tavolo tecnico di settore”, conclude la sindacalista.
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