Un Aldo Moro per certi versi inedito quello descritto con sagacia e dovizia di particolari scientifici da Mario Caligiuri, nel suo libro “Aldo Moro e l’Intelligence” – Il senso dello Stato e la responsabilità del Potere. Inedito perché nell’immaginario collettivo il nome di Moro viene accostato soprattutto al profilo di grande statista, di uomo capace di decise aperture politiche e di notevoli capacità di mediazione, ma non alle relazioni intessute con l’arcipelago dei servizi di informazione. “Un uomo di Stato – scrive Caligiuri – non può non conoscere il funzionamento e l’importanza dei servizi di intelligence”. E Aldo Moro si comporta come un uomo di Stato, agendo sempre e in nome dello Stato. Cercando di intrattenere – come sottolinea Andrea Ambrogetti – la relazione tipica dello statista”, evitando di utilizzare le informazioni in suo possesso per fini personali. L’obiettivo era quello di garantire sicurezza e democrazia assicurando l’unità e l’integrità del Paese.
Quello scritto da Caligiuri diventa un libro necessario per attraversare le vicende che hanno caratterizzato la storia repubblica e di cui Moro ne è stato un grande protagonista e per tratteggiare con arguzia scientifica il rapporto intercorso tra lo statista magliese e l’intelligence. Il direttore del master in Intelligence dell’Università della Calabria ha ricordato che negli anni Sessanta sono stati tre i momenti nevralgici nei quali i servizi hanno avuto a che fare con l’evoluzione politica nazionale: la crisi del governo Tambroni, la crisi del secondo governo Moro e il Piano Solo (il tentativo di colpo di Stato del 1964), la divulgazione dello scandalo dei fascicoli illegali del Sifar (il Servizio informazioni Forze Armate) dello stesso Piano Solo. Tre passaggi cruciali – alcuni dei quali toccati dallo statista nel Memoriale scritto durante la sua prigionia – attraverso i quali Moro riesce a passare indenne da evidenti e “pericolosi” sommovimenti politici interni ed esterni. Grazie soprattutto alla “strategia dell’attenzione” che contrappone alla “strategia della tensione” che ha caratterizzato anche gli anni a venire della nostra Repubblica. “Tra il 1946 e il 1978 in Italia succede di tutto – ricorda Caligiuri – supposti tentativi di colpi di Stato, terrorismo ideologico, sperimentazioni politiche”. Ebbene, “Aldo Moro è sempre presente nelle fasi decisive della storia del Paese nelle quali l’intelligence prende parte: l’apertura ai socialisti, la strategia della tensione, l’intesa con i comunisti”. Tra i cambiamenti politici e i misteri del nostro Paese il nome di Aldo Moro compare spesso. E resta a galla anche a livello internazionale dove la guerra fredda raggiunge vette altissime e pericolosissime.
Ecco perché vale la pena leggere questo libro, anche se si rischia di essere assaliti da un magone e da un profondo senso di impotenza solo a guardare lo spessore dei personaggi politici dell’epoca e raffrontarlo con quelli degli ultimi lustri. L’evento si è concluso con le ficcanti domande rivolte all’autore del libro da alcuni studenti del Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci di Maglie.
Il libro “Aldo Moro e l’Intelligence” – Il senso dello Stato e la responsabilità del Potere è stato presentato sabato 20 ottobre al Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci di Maglie. Oltre all’autore erano presenti l’editore Florindo Rubbettino e la preside della scuola Annarita Corrado.
Facebook
Instagram
RSS