di Valeria Coi
LECCE – Un flusso senza fine di auto e gente si riversa nelle piazze di Lecce. La città esplode. Leccesi e salentini, la gioia è incontenibile.
“E quindi uscimmo a riveder le stelle”, scrisse Dante uscito dall’Inferno. Ed il Lecce è uscito dal girone infernale della Lega Pro e anche se le stelle non si vedevano ancora, la luna piena, tonda, perfetta come la squadra, accompagnava la festa al Via del mare, mentre lentamente si svuotava a suon di musica. I tre minuti di recupero, lunghi quasi quanto tutta la partita, nessuno riusciva a stare più seduto, erano tutti in piedi e affacciati, tutti urlavano, cantavano, le sciarpe che giravano come girandole, bracca in alto, gli occhi lucidi, le orecchie ben aperte in attesa del triplice fischio, un’ultima punizione… ma il tempo non passava mai! Ed eccolo il verdetto di Maggioni di Lecco! Lo stadio esplodeva: scendevano le prime lacrime dei papà con i loro figli sulle spalle, quei bimbi che non lo sapevano perché tanta emozione, non sapevano che in quello stadio il Lecce ha fatto grandi partite affrontato grandi squadre, non sapevano che sei anni fa un macigno aveva schiacciato i cuori dei tifosi perché si sa, la Lega Pro è una categoria maledetta nella quale si resta impantanati nonostante gli sforzi, quei bimbi non sapevano, ma presto sapranno, quanto amore, sofferenza e orgoglio si puo’ sentire sui gradini di uno stadio davanti alla propria squadra.
Il popolo giallorosso in visibilio, la gente cantava, sorrideva, si abbracciava, si salutava anche se non si conosceva, perché il Lecce unisce, emoziona ed oggi aveva regalato alla tifoseria e alla città una giornata da troppo tempo attesa.
Poi la città, alla fine della partita, è letteralmente esplosa: la folla nelle piazze, un delirio totale. In piazza Mazzini i tifosi facevano il consueto bagno nella fontana, in piazza Sant’Oronzo, emblema del capoluogo salentino, gli Ultrà si erano riversati partendo da porta Napoli. Nell’anfiteatro, intorno al Sedile e alla colonna del santo patrono della città, Sant’Oronzo, non si riusciva a camminare, non ci si poteva muovere, ovunque solo bandiere giallorosse fatte sventolare e tanti sorrisi misti a lacrime di gioia dopo le tante, troppe evidentemente, lacrime di delusione. E quando tutto sembrava perduto, una società è stata capace di rimettere tutti d’accordo e di guardare avanti per ricostruire e reinventare un futuro entusiasmante per la squadra giallorossa.
Sei lunghi anni, fatti di speranza, poi delusioni, play off abbandonati, promozioni sfumate, rabbia e ancora speranza, ad ogni nuovo inizio, per ogni nuovo campionato. Oggi il Lecce in Serie B ci entra dall’ingresso principale, senza se e senza ma, vince con la Paganese e irrompe nel campionato cadetto, irrompe perché anche senza la rete di Armellino, sarebbe stato promosso lo stesso poiché il Catania ha perso e il Trapani ha pareggiato. Il Lecce è vivo più che mai ed ha una storia che racconta di emozioni indimenticabili, come quelle di serie A strappate con grande fatica e mantenute con grande dignità contro grandi squadre, quelle stesse squadre che, lo sapevano, “a Lecce difficilmente si passava”.
Lo sa anche Giovanni Semeraro, oggi presente in tribuna al Via del Mare, anche lui, nel finale, in piedi intrepido, con un largo sorriso e, al triplice fischio, ruotava il braccio e la mano come per dire “E che spettacolo!”. Dallo stadio alla città, un’unica festa: il bagno nella fontana di Piazza Mazzini, i clacson delle auto che sfilavano dal quartiere stadio al centro, le trombe fuori dai finestrini, le sciarpe giallorosse appese agli specchietti, lunghe file di auto in festa per un unico serpentone che univa la periferia al centro, chi era allo stadio ha raggiunto gli altri tifosi per dare vita ad una grande festa che ha coinvolto tutta la città. C’erano tutti, giovani, adulti, anziani e bambini, l’emozione non ha risparmiato proprio nessuno, una squadra in serie B è un regalo per i tifosi, ma anche una risorsa per la città, è la festa di tutti: “Siamo solo di passaggio in serie B – ci dicono alcuni tifosi, altri ancora: “Due anni e saremo in A, noi torneremo nella massima serie!”. L’entusiasmo non solo si può ascoltare dalle parole, lo si può anche respirare, vivere, quasi toccare. E sì… Il Lecce è tornato, forte e vigoroso… c’è tanto da fare ora, molto da costruire, ma i giallorossi sono fuori dal limbo e questo è un esorcismo per una squadra che ha lottato tanto e che, da quel maledetto 2012, non ha mai mollato, la squadra come i suoi tifosi, soprattutto quelli veri, quelli che non l’hanno mai abbandonata. Mentre la città era in festa, allo stadio continuava la festa negli spogliatoi, tra gavettoni e abbracci prima delle consuete interviste nella zona mista.
“Ci sono i presupposti per continuare insieme – ha dichiarato Liverani, che in serie B lo scorso anno ha salvato la ternana (per ironia della sorte oggi in una difficilissima situazione con Gigi De Canio alla guida).
È festa a Lecce, è festa nel Salento ed è festa per Liverani che oggi, entrato in campo mostrando il pollice in su, aveva già fatto la sua promessa, un regalo che voleva per il suo 42esimo compleanno.
Intanto il vento caldo di scirocco faceva volare i giornali dei seggiolini rimasti vuoti, mentre i tifosi continuavano a cantare fuori dallo stadio, per strada, in auto, in modo, a piedi, la festa non era finita, c’era da raggiungere gli altri in centro per la lunga notte giallorossa.
Cala il sipario sull’infernale Lega Pro per la squadra del presidente Sticchi Damiani, nuovi scenari attendono il Lecce per una nuova storia tutta da scrivere con un pennarello giallo e uno rosso. E Saverio Sticchi Damiani aggiunge: “Siamo in serie B, per me è un sogno che si è avverato, ma, sia chiaro, è solo un passaggio obbligato, noi non vogliamo restarci per molto tempo”.
Ben tornato nel calcio che conta “Leccezionale”!
Photogallery a cura di Andrea Stella
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