OTRANTO – E’ stata inaugurata ieri pomeriggio nella sala conferenze del Castello di Otranto, la mostra di Oliviero Toscani “Più di cinquant’anni di magnifici fallimenti”. Oltre cento fotografie che hanno segnato la storia e la ricerca internazionale di un maestro della fotografia contemporanea.
Un’esposizione, curata da Nicolas Ballario e coordinata da Lorenzo Madaro, che mette in scena la potenza creativa e la carriera del fotografo, attraverso le sue immagini più note che hanno fatto discutere il mondo su temi come il razzismo, la pena di morte, l’AIDS e la guerra.
Tra i lavori in mostra il celebre Bacio tra prete e suora del 1991, i Tre Cuori White/Black/Yellow del 1996, No-Anorexia del 2007 e tantissimi altri. Presente alla mostra, Oliviero Toscani ha tenuto un talk moderato dalla giornalista Paola Moscardino, con i saluti di Pierpaolo Cariddi, sindaco di Otranto e Loredana Capone, assessore all’industria turistica e culturale della Regione Puglia. Nelle sue parole, ricordi, aneddoti e visioni artistiche si sono mescolate riconfermando quel suo intimo “anticonformismo”, quella ricerca schietta della creatività che l’ha sempre contraddistinto. Diretto, graffiante, onesto: l’arte di Toscani è una ricerca instancabile, una esplorazione indomita della vita in ogni suo aspetto.
In mostra anche i lavori realizzati per il mondo della moda, che Oliviero Toscani ha contribuito a cambiare radicalmente, dalle celebri fotografie di Donna Jordan fino a quelle di Monica Bellucci, oltre ai ritratti di Mick Jagger, Lou Reed, Federico Fellini e i più grandi protagonisti della cultura dagli anni Settanta in poi.In questa straordinaria galleria di ritratti, anche quello dedicato al genio di “Nostra signora dei Turchi”, Carmelo Bene, che l’artista ha conosciuto nel 1965:
“Mi hanno chiamato a Roma nello studio di Vogue nel 1965, per realizzare il ritratto di Carmelo Bene, che io adoravo. Da bambino. “Nostra signora dei Turchi era stata per me una rilevazione. Era una domenica pomeriggio, pioveva a fiumi e Carmelo Bene si presentò in studio con un paio di pantofole di feltro, completamente bagnato perchè era senza ombrello. Dovevamo fargli un ritratto con una giacca, allora lui si veste e si mette a guardarmi con la faccia da deficiente, la patta dei pantaloni semi aperta e la giacca tutta storta. Era tutto sbagliato, ma continuavo a guardarlo. Mi disse “ti vedo in difficoltà”…. e poi gli ho scattato la foto. Gli stupidi vedono il bello solo nelle cose belle, ma lui mi fece vedere il bello alternativo.”
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