Vincere aiuta a vincere. Quanto sarebbe stato importante per il Lecce ottenere i tre punti nella vicina trasferta di Brindisi contro una Virtus Francavilla ancora in fase di rodaggio e con alcuni giovani di belle speranze. Sarebbe stato importante non tanto per la classifica, ma soprattutto per la tenuta mentale che appare oggi decisamente fragile.
I ragazzi di Rizzo fino al gol di Di Piazza avevano offerto una prestazione più che accettabile. Magari i pericoli per la porta di Albertazzi in quei 60 minuti erano stati pochi, ma la manovra era apparsa fluida soprattutto sulle fasce, dove Di Matteo e Ciancio hanno imperato sia in fase offensiva sia in quella difensiva. Inoltre la fisicità di Caturano e del bomber ex Foggia aveva permesso ai giallorossi di pressare con ordine e di restare corti in campo, creando una chiara superiorità a centrocampo. Ed invece il tiro di Abruzzese, che in maglia giallorossa di gol ne ha fatti proprio pochi (6 in 151 gare) mentre da quando gioca contro sa far sempre male alla sua ex squadra, ha spento la luce in casa Lecce.
I campanelli di allarme non vengono sicuramente dalla gestione degli ultimi 30 secondi di gara perché nel calcio di docce fredde come quella di sabato se ne contano a iosa. Chi non ricorda il pareggio a Casarano nell’anno di C con Ventura subìto dopo un recupero mostruoso dell’arbitro Nucini? E quell’anno i giallorossi non mancavano affatto di personalità. I problemi sono altri e vengono dalla gestione del vantaggio.
Il Lecce fino al gol di Di Piazza è stato impeccabile. Da quel momento in poi invece ha smesso di giocare. Il mister del Francavilla D’Agostino ha mandato in campo sicuramente degli ottimi giovani che hanno modificato il modo di giocare dei padroni di casa, ma il Lecce da squadra di vertice qual è, avrebbe dovuto gestire meglio il possesso palla. Rizzo ha abbassato il baricentro inserendo anche questa volta un difensore in più, Drudi, e trasformando il 4-3-3 in un più coperto 3-5-2, ma se questo schieramento aveva permesso di bloccare con un certo affanno le torri statiche della Pro Vercelli, già a Pordenone la squadra aveva subìto con questo modulo la pressione avversaria fino a veder ribaltato dai friulani il risultato finale.
Eppure il Lecce nelle due sole occasioni in cui si era affacciato nella metà campo avversaria, aveva fatto capire di poter far male ai brindisini. Il tiro di Caturano respinto da Albertazzi e la conseguente conclusione alta di Ciancio prima, e il palo a due minuti dalla fine di Costa Ferreira, sono il chiaro segnale che se il Lecce avesse cercato con più costanza il secondo gol, avrebbe potuto chiudere la gara annichilendo le velleità degli avversari. Ed invece siamo qui oggi a rimuginare su questi due punti persi con il Lecce atteso da due sfide difficilissime contro Trapani e Catania che potrebbero incidere sulla crescita psicofisica dei giallorossi.
Sia chiaro, in campo ci sono anche le altre squadre, ma a Francavilla è sembrato più che sia stato il Lecce a permettere ai brindisini di riprendere coraggio dopo il gol subìto piuttosto che il contrario. I giallorossi giocano un bel calcio verticale, e per questo possiamo solo fare i complimenti a Rizzo, ma il Lecce deve crescere tanto dal punto di vista mentale perché solo con una mentalità vincente si vincono i campionati. E qui a Lecce adesso è l’unica cosa che conta.
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