Reni e fegato di un 56enne salentino continueranno a vivere nel corpo delle persone che li hanno ricevuti in dono. Il prelievo multiorgano, il secondo in Puglia da inizio anno, è stato portato a termine ieri nelle sale operatorie dell’Ospedale Vito Fazzi, con un lavoro di squadra tra il reparto di Rianimazione e le équipe chirurgiche. Ed è soprattutto il frutto della scelta di grande generosità e altruismo fatta dalla famiglia dell’uomo, deceduto per un’improvvisa e gravissima emorragia celebrale.
Una giornata lunghissima, cominciata in mattinata con il periodo di osservazione per la constatazione di morte cerebrale e proseguito con l’iter degli esami di laboratorio, attraverso i quali poter stabilire l’adeguatezza degli organi ai fini della donazione. In mezzo, il colloquio con la moglie dell’uomo, carico di dolore e insieme di speranza, da cui è scaturita la decisione di acconsentire alla donazione: «Ringraziamo la famiglia – dice il dottor Giuseppe Pulito, direttore del reparto di Anestesia e Rianimazione del “Vito Fazzi” – per la grandissima sensibilità dimostrata. Prelievi del genere hanno un valore altissimo per chi dona e per chi riceve».
Reni e fegato, immediatamente dopo il prelievo, sono stati affidati all’équipe specializzata giunta da Bari e quindi destinati ai riceventi, tutti pugliesi, in attesa in diverse sale operatorie. Grazie allo “split”, ed è il caso di ieri, un fegato sano può essere trapiantato in due soggetti, portando a quattro il numero di coloro i quali hanno ricevuto l’intero gruppo di organi.
«Il prelievo d’organi – rimarca Filippo De Rosa, coordinatore locale per l’attività di prelievo e trapianto del “Vito Fazzi” – è un intervento lungo e delicato, tecnicamente complesso. Sicuramente è importante puntare su campagne di sensibilizzazione, anche per far comprendere alle persone che qualsiasi procedura di prelievo viene fatta in maniera certa e legale, nel miglior modo possibile e senza lasciare alcun dubbio. Far capire tutto ciò è utile anche per aumentare il senso di fiducia nel sistema sanitario e in chi vi opera e, quotidianamente, affronta un lavoro molto difficile che si sviluppa attraverso un percorso lungo e multidisciplinare».
Un lavoro attaccato, letteralmente, alla speranza di ricevere un prezioso “sì”. La donazione parte da qui, talvolta può “moltiplicarsi” ma va certamente alimentata sollecitando in profondità l’opinione pubblica: «I dati relativi a donazioni e trapianti nel 2016 – sottolinea Giancarlo Negro, responsabile del Centro Donazioni di Casarano – sono abbastanza confortanti, perché questo è l’anno nel quale, con 47 donatori utilizzati, si è superato il precedente primato di 46, stabilito negli anni 2008 e 2011». Numeri ancora troppo piccoli, però: «La cultura della donazione – conclude Negro – va costruita e consolidata. Su questo versante abbiamo molto da fare».
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