Nelle prime ore di questa mattina, i carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Taranto ed i militari della Capitaneria di Porto-Guardia Costiera tarantina, hanno eseguito a Taranto e a Statte, 6 provvedimenti cautelari (uno in carcere e cinque agli arresti domiciliari), emessi dal gip del Tribunale di Taranto, su richiesta della Procura della Repubblica ionica. L’attività ha interessato altrettante persone ritenute variamente responsabili di associazione per delinquere finalizzata all’estorsione a danno di titolari di impianti di mitilicoltura ubicati nel Mar Piccolo di Taranto e di pescherie del capoluogo e della provincia ionica ed al furto aggravato di prodotti ittici.
L’attività investigativa può considerarsi la naturale prosecuzione dell’operazione “Piovra” conclusa il 27 aprile 2016, sempre dai Carabinieri del Comando Provinciale e della Capitaneria di Porto–Guardia Costiera di Taranto, con l’esecuzione di ordinanze di custodia cautelare a carico di 13 persone, accusate di vessare gli operatori di categoria, tra cui i fratelli Damiano, Giovanni e Massimo Ranieri, tutti pregiudicati tarantini, quest’ultimo colpito invece da autonoma ordinanza cautelare in carcere emessa dallo stesso gip ed eseguita contestualmente; a Rnaieri è stata contestata la minaccia aggravata nei confronti di un operatore ittico che si era reso artefice di un tentativo di affrancarsi con i propri colleghi dal giogo estorsivo, promuovendo un servizio di guardiania sugli impianti di coltivazione.
Le attività tecniche, avviate dai due organi inquirenti sotto la direzione della Procura della Repubblica ionica presso la Casa Circondariale di Taranto, a partire dal mese di maggio 2016, accreditavano l’ipotesi che l’attività di polizia appena condotta non avesse debellato il fenomeno e che fosse invece in atto, da parte di persone ritenute vicine agli arrestati, la prosecuzione di estorsioni e furti a danno degli imprenditori del settore mitilicolo ed in senso più ampio ittico.
I colloqui intercettati tra Massimo Granieri, detto “Gorilla”, ed i familiari autorizzati a parlare con lui nella sala colloqui della locale Casa Circondariale confemmavano questa ipotesi, documentando preliminarmente la prosecuzione dell’attività illecita da parte del 28enne Cosimo Ranieri detto “Cioccolata”, figlio del detenuto Damiano che, facendo valere una sorta di “diritto ereditario” dell’illecita pratica di riscossione, spendendo il nome del padre – e con il pretesto del pagamento delle spese legali per l’instaurato procedimento penale – avvicinava i miticoltori, pretendendo la consegna di denaro ed in qualche occasione anche di mitili da rivendere in nero, minacciando in caso di diniego, il furto del prodotto dagli impianti.
Lo scenario mutava a partire dal 27 luglio 2016, allorquando il 42enne Massimo Ranieri veniva scarcerato per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Dopo un brevissimo periodo di assestamento, il pregiudicato ha estromesso di fatto il nipote Cosimo dal giro delle estorsioni, promuovendo e costituendo un’autonoma associazione per delinquere composta dalla moglie 42enne e dai due figli gemelli 19enni ed allargata al collaboratore Rodolfo Fiorino, 31enne, unico componente “esterno” del sodalizio, tutti incensurati.
Come emerso nel corso delle indagini, Ranieri coordinava le attività estorsive indicando i nomi delle vittime, dalle quali pretendeva “il rispetto” (da qui il nome dell’operazione) e dirigendo i propri sodali a riscuotere le indebite dazioni che avevano cadenza settimanale. La moglie Elisa Scrima fungeva da raccordo, fornendo le necessarie istruzioni al telefono a Fiorino ed ai figli Cosimo e Simone, da considerarsi a tutti gli effetti le figure operative dell’organizzazione, quali “esattori”, mentre la donna assolveva altresì alle mansioni di “tesoriera” degli illeciti proventi del gruppo.
Se richiesto dalle circostanze, il “Gorilla” interveniva di persona per condurre a più miti consigli coloro che non erano intenzionati a pagare o consegnar pesce e frutti di mare, violando le prescrizioni imposte dal suo status di sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno nel Comune di Statte, sino a quando non ha deciso di trasferire il proprio domicilio in Taranto.
L’estromissione dalle riscossioni estorsive di Cosimo Ranieri, figlio di Damiano, ha avuto come conseguenza l’avvio dell’attività di pusher nel Rione Tamburi e in Città Vecchia da parte dello stesso, che così ha compensato la cessazione di guadagni provenienti dalle estorsioni a lui precluse dallo zio.
Le indagini dei Carabinieri e della Guardia Costiera, oltre che mediante intercettazioni, si sono svolte con complessi servizi di osservazione video-fotografica eseguiti da terra ed a bordo di natanti, che hanno consentito anche di immortalare i momenti in cui, secondo un consolidato “modus operandi” documentato anche nell’operazione “Piovra”, venivano passate le indebite somme compendio di reato, accreditando, non solo condotte illecite a carico di mitilicoltori, ma anche di titolari di pescherie del capoluogo e dell’hinterland.
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