
LECCE – Sara Campanella e Ilaria Sula: due ennesime vittime di femminicidio in Italia. Due giovani ragazze indipendenti e felici, uccise perché hanno detto no. Due donne che sono state strappate con violenza ai loro cari e ai loro sogni, perché un uomo ha deciso così. E se nelle strade in questi giorni in molte città italiane si manifesta al grido di “Non una di meno”, all’Università del Salento, in ogni aula ci saranno due posti liberi. Due sedie vuote, simbolicamente riservate a Sara Campanella e Ilaria Sula, studentesse che lavoravano e lottavano per avere un’educazione, un futuro migliore. Come afferma Gaia Chiarelli, studentessa dell’Università del Salento: “Non sono semplici posti a sedere, ma un gesto potente, silenzioso e profondamente eloquente: un modo per riflettere, per non dimenticare, per non voltarsi dall’altra parte.”
Che la loro assenza sia un grido: in un mondo così assuefatto alla morte delle donne perché donne, “Questi due posti vuoti non sono solo memoria. Sono anche un invito all’azione, una responsabilità collettiva. Parlano agli studenti, ai docenti, al personale universitario: ci ricordano che l’educazione ha un ruolo chiave nel cambiare la cultura, nel combattere la violenza, nel costruire una società in cui non ci sia più bisogno di lasciare sedie vuote per ricordare chi non c’è più.”
Tutti dovrebbero far proprio l’invito di questi studenti, perché siamo stanchi delle statistiche, del dover spiegare mille e mille volte ancora la differenza tra femminicidio e omicidio. Siamo stanchi di sentirci dire “non tutti gli uomini” e di non vedere l’impegno concreto di queste persone. Siamo disillusi da un mondo sempre più preda degli estremismi, che tenta con le sue politiche, di privare delle libertà personali le donne, su più fronti. Siamo atterriti dai commenti sputati sui social, nei quali si legge l’ennesima vittimizzazione delle vittime: non vogliamo sapere il colore preferito dell’omicida, le sue passioni, i suoi sogni. Vogliamo solo non dover più piangere una donna che ha detto “no”.
“Che siano gli ultimi due posti vuoti. Che nessun’altra debba mai più essere ricordata così.”
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