Siamo grati al professor Francesco D’Andria, archeologo classico e professore emerito dell’Università del Salento, vero luminare in questa materia. Infatti, la proposta da lui lanciata ci trova perfettamente concordi. Approfittando degli attuali lavori di mitigazione del rischio idrogeologico, si potrebbero ampliare gli attuali scavi per far emergere un altro pezzo di anfiteatro, in modo da creare un’opera di grande suggestione.
Non solo, noi di Movimento Nuovo ricordiamo anche che quando nel 2008 , per iniziativa dell’Amministrazione Perrone si conclusero, dopo un anno e mezzo, i lavori di scavo e di riqualificazione di Piazzetta Santa Chiara, l’unico polmone di verde nel cuore del centro storico, furono coperti per mancanza di fondi i tesori archeologici rinvenuti. Infatti la cosa più preziosa della piazzetta non è quello che si vede, ma il suo vero tesoro si trova ad appena mezzo metro sotto la superficie, adeguatamente protetto e sono le fondamenta delle antiche terme romane. Noi riteniamo che i cittadini, gli studiosi e i turisti debbano poter ammirare i resti delle Terme romane riportati alla luce dagli archeologi della nostra Università. Ritrovamenti di cui la maggior parte dei leccesi è all’oscuro . Come già allora disse il prof. D’Andria, tesori del genere dovrebbero restare “a vista” per essere fruiti da tutti e attirare anche ulteriori flussi turistici.
In altre città farebbero carte false per avere questi tesori e per renderli godibili. Noi pensiamo che potrebbe diventare Piazzetta Santa Chiara e delle Terme.
Questa volta desideriamo prospettare all’Amministrazione Comunale un vero Progetto complessivo che valorizzi tutta la Lecce Romana facendo tornare a splendere l’antico molo di Adriano a San Cataldo, cioè Lecce Mare, collegato con l’antica stradina romana al centro di Lecce, cioè Lupiae e Rudiae.
Si completino perciò i lavori di restauro, la prima parte dei quali si è conclusa nel 2021 . Essi si svolsero col coordinamento della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi e Lecce con la collaborazione tecnico-scientifica della Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo e furono eseguiti dall’Impresa Nicolì SpA.
Buona parte della struttura del Molo è sommersa, quindi ciò potrebbe favorire anche lo sviluppo del comparto del Turismo subacqueo e dell’Archeologia subacquea, che ormai vanta nel mondo oltre 30 milioni di praticanti inserendo così nella rete dei siti sommersi del Mediterraneo anche il Molo Adriano.
Si recuperi e valorizzi pure l’antica strada romana che raggiungeva Lecce e che non ricalcava la strada moderna, ma aveva un andamento più sinuoso sulla destra del tratto attuale che va da San Cataldo a Lecce, e serviva in qualche modo anche quelle che dovevano essere fattorie o centri di produzione individuati durante le ricognizioni. Tracce dell’antica strada restano presso Masseria Ramanno, altri resti sono prossimi al molo, ma grazie alle fotografie aeree e le immagini satellitari è possibile ricostruire il tracciato.
Il professor D’Andria ha ricordato più volte che Lecce era percepita come città di mare nell’antichità, perché proiettata sul mare.
Lecce sia non solo una città d’arte, ma anche una città archeologica. Si potranno cercare i necessari finanziamenti nelle sedi competenti, in primis in Europa, cercando qualche sponsor, esigendo i ristori TAP. Ma occorre muoversi .
Quindi non solo Lecce Capitale del Barocco, ma anche Lecce Città Romana, Lecce Città Archeologica rappresenterà un marchio importante per un’ulteriore valorizzazione della nostra immagine, un ulteriore pilastro dell’offerta turistica salentina. Siamo fermamente convinti che l’Economia della Bellezza e il Turismo delle Identità siano risorsa strategica e volano della crescita economica della nostra città incrementando la capacità di promozione e la potenzialità di attrazione dell’immagine di Lecce nel mondo”.
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