LECCE – Sarà inaugurato, domani 12 marzo alle 11:00, l’armadio di Virginia Woolf, il primo spazio dono di Lecce, dove si può lasciare e prendere ciò che si vuole tra vestiti, scarpe e oggetti utili. A tagliare il nastro della nuova iniziativa promossa dall’associazione Alveare, sarà l’assessora alle Politiche attive del lavoro e Pari opportunità del comune di Lecce, Silvia Miglietta.
L’armadio del dono sarà sempre attivo, si potranno trovare vestiti e accessori, prendere quelli che più piacciono e portarli a casa. Ma anche donare scarpe, cappelli oggetti in buono stato portandoli nella sede di Alveare, in via Ciro Pezzella a Lecce, per quanti ne hanno bisogno. Donare e scambiare i vestiti e gli oggetti, non è solo utile ma contrasta lo spreco dell’industria della moda e aiuta l’ambiente con la riduzione dei costi di produzione e trasporto. L’armadio di Virgina Woolf dedicato alla scrittrice ricordata per il suo impegno attivo in favore dell’emancipazione e dei diritti delle donne, è stato allestito e decorato dalle volontarie dell’associazione Alveare che accoglieranno i visitatori domenica a partire dalle 11:00. Il centro di Alveare offrirà un percorso tra danza, enogastronomia e benessere. Alle 10:00 sarà possibile partecipare gratuitamente a una sessione di Biodanza a cura di Teresa Donadeo. Alle 12:30, buffet di mezzogiorno nello spazio bar di Ela Eh che anticiperà l’apertura del pomeriggio con gli imperdibili aperitivi e l’immancabile musica. Nel pomeriggio sarà possibile visitare il Laboratorio di apicoltura e intraprendere il percorso benessere nella Urban Spa ma anche scoprire tutti gli spazi dell’associazione Alveare destinati alle donne che volessero svolgere lo smart working a contatto con la natura. In un’epoca in cui il settore moda deve essere attento a temi come il rispetto dell’ambiente e lo sfruttamento consapevole delle risorse, optare per capi di seconda mano, si rivela una scelta non solo sostenibile ma anche necessaria. Ecco perché l’armadio di Virginia Woolf sarà anche luogo di incontro delle mille storie che abiti, scarpe e cappelli hanno vissuto.
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