“Dopo due anni di stop a causa della pandemia, ci saremmo aspettati che, con molto anticipo rispetto alla data dei festeggiamenti, il programma completo sarebbe stato comunicato ai cittadini, inviato alle agenzie di viaggi, sui siti turistici, presso alberghi, villaggi e strutture turistiche facendo di una “Festa Noscia” ripensata e valorizzata un ulteriore elemento di attrazione turistica per fare le vacanze a Lecce, o comunque nel nostro territorio per poi fare una gita per le feste dei Santi patroni e per visitare la città, magari spesso innamorandosene e programmando un ritorno per meglio visitare le bellezze artistiche. Invece a un mese dalla festa tutto tace, come al solito, a Palazzo Carafa, a differenza di ciò che avviene in numerosi comuni pugliesi, nei quail le Feste Patronali sono valorizzate per una sempre maggiore attrazione dei turisti.
Il leccese, il salentino partecipando alla “Festa Noscia” si sente parte integrante dell’insieme sociale al quale appartiene. Il leccese verace pretende, giustamente, suono di bande e di campane, luminarie, luna park ed anche le bancarelle nel centro della città.
Occorre tener presente che, in questi due anni di pandemia e di assenza della festa i nostri operatori turistici e commerciali hanno subito un grave danno economico. Altresì, la fiera dovrebbe essere qualificata e caratterizzata con mercatini di prodotti tipici locali, sia di carattere enogastronomico che agroalimentare e artigianale, rendendola così originale e attrattiva. Occorre, in particolare, alimentare una vera e propria cultura enogastronomica e agroalimentare da promuovere in campo nazionale e internazionale. Facciamo delle nostre Feste Patronali una grande risorsa”.
Facebook
Instagram
RSS