Si è concluso ieri sera l’evento di sensibilizzazione sul tema della violenza contro le donne, organizzata dall’associazione “La Girandola ODV” di Lecce presso l’ex Convitto Palmieri.
Durante la due giorni sono intervenute diverse figure professionali impegnate quotidianamente nella lotta per l’eliminazione di un fenomeno dilagante, che durante la pandemia ha registrato numeri preoccupanti.
La presidente dell’Associazione Monica Agrosì ha inteso portare avanti la battaglia attraverso la conoscenza, il dibattito, la discussione con il sostegno di psicologi, psicoterapeuti, avvocati e pm. Sono diverse le sfaccettature dell’esperienza violenta, ma la differenza tra stupro e violenza domestica è sottile e in entrambi i casi, durante l’elaborazione del trauma, la vittima rivive lo stesso dolore e non è in grado di portare avanti il percorso terapeutico o di chiedere aiuto. Spesso l’opportunità di una riabilitazione arriva troppo tardi, quando il lavoro di cura e recupero risulta ancor più problematico, quando manca la fiducia in sé stessi manca e la paura è divenuta parte integrante del proprio essere.
Si rende necessario, in particolare modo nell’era dei social network, della comunicazione accessibile a tutti, modificare anche il linguaggio perchè veicolo fondamentale per la presa di coscienza del rispetto dell’altro. I femminicidi sempre più frequenti, le violenze psicologiche che non sono palesi, tangibili sono il risultato di una visione distorta delle relazioni. La cultura della violenza, ancora profondamente radicata anche nel nostro Paese, impedisce alle donne violate di reagire, di tentare la via di fuga e buona parte delle denunce che a fatica vengono esposte, con estrema facilità vengono ritirate per il terrore di ritorsioni ben peggiori della brutalità dei maltrattamenti già subiti. Il percorso verso la consapevolezza del danno è lungo, graduale e complicato sia da parte dei maltrattati che dei maltrattanti, che nella maggior parte dei casi sono stati a loro volta vittime di abusi. Si crea un circolo vizioso, fomentato dall’idea insana del possesso totale di una persona, della prevaricazione, che troppe volte culmina nell’atto di più estremo.
“Una donna in meno è un errore in più della società” ha specificato Monica Agrosì, “le donne sono capaci di resilienza, di rialzarsi sempre, ma devono essere supportate da una rete di istituzioni e sentirsi sicure di poter abbandonare il luogo della sofferenza”.
Duro monito della presidente dell’Associazione “Angeli di quartiere” che da anni sostiene famiglie che necessitano di cibo e vestiario e molto altro. “Mancano le istituzioni – ha ribadito – anche questa sera. Avrei voluto sapere come pensano di prevenire il problema. Chapeau alle associazioni che ci sono, rispondo alle necessità e soprattutto ascoltano”.
Intermezzi musicali, spettacoli teatrali, mostra fotografica e di danza popolare si sono susseguiti durante le due serate, con l’obiettivo di arrivare ad un pubblico sempre più vasto anche attraverso l’arte e la moda, che diventa terapeutica con una sfilata ideata e curata da Calcagnile Academy da sempre solidale e pronta a dare man forte alle attività dell’Associazione.
Al termine della serata la presidente Agrosì ha annunciato la nascita di un nuovo progetto. “La Girandola ha deciso di istituire una piccola casa di emergenza – ha spiegato – nella quale le donne in difficoltà potranno ricevere asilo per quindici giorni ed essere accompagnate nel percorso di presa di coscienza della propria condizione. Educatrici, assistenti sociali, avvocati avranno il compito, in ambiente protetto, di condurle fino alla decisione sporgere denuncia ufficiale”.
Andare avanti è possibile, ma chi subisce un sopruso ha bisogno di essere tutelato e aiutato ad acquisire la forza indispensabile per ricominciare a vivere. L’obiettivo dell’Associazione è proprio questo, fornire gli strumenti, portare a nuova vita chi per troppo tempo è rimasto bloccato nella morsa della violenza.
Foto e video a cura di Annamaria Niccoli
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