LECCE – C’è una cappa che attanaglia l’Italia, che annebbia il pensiero critico, obnubila le nostre facoltà sensoriali e mentali, anestetizza la libertà. Marcello Veneziani, alfiere di una destra pensante, giornalista, scrittore, saggista, uomo di cultura e di culture, continua sorprendere per la sua lucidità e la sua sagacia e la sua capacità di comunicare andando dritto al cuore del problema. La conferma è giunta ieri sera quando nell’emisfero del Museo Castromediano di Lecce Veneziani ha dissertato piacevolmente con il pubblico riscuotendo applausi e apprezzamenti. Il pretesto era la presentazione del suo ultimo libro, “La cappa”, un’analisi schietta e per certi versi lungimirante sull’attuale momento storico, tra guerra in Ucraina, ruolo giocato dal Papa, con un unico comune denominatore: l’abusato politically correct, figlio del pensiero unico dominante che uccide il confronto e stoppa sul nascere ogni tentativo di ascoltare versioni altre. “Quando scendiamo sul piano umano la cappa diventa una cupola perché è frutto di una saldatura politica, economica e ideologica”, sottolinea Veneziani. Che aggiunge: Solo la spada dell’intelligenza può riuscire a perforare questa cappa”.
Non è il peggiore dei mondi possibili, ma – avverte lo scrittore – siamo arrivati ad un in un’epoca che ha raggiunto un punto di non ritorno. Siamo giunti ad una mutazione genetica umana, di riferimenti che si perdono al pensiero, alla fede, all’arte, alla cultura, alla civiltà”. Tra l’intelligenza artificiale che prende il posto dell’uomo all’algoritmo che sostituisce il libero pensiero unico si finisce per vivere in un’epoca “automatica” e si perde così la libertà di pensiero”. Risultato? Assistiamo ad un “uomo geneticamente modificato, culturalmente deprivato del suo mondo”. E’ questo – secondo Veneziani – l’aspetto più preoccupante, correlato alla cappa dove si trasferiscono contraddizioni che non ci permettono di vedere il mondo della sua diversità”. Perché la cappa “toglie visione e respiro”. Per dare forza e sostanza alla sua tesi Veneziani cita Battiato: “Come è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire”. Difficile, ma non impossibile, tuttavia: declino, decadenza crepuscolo si possono e si debbono evitare. Segnali di risveglio da assecondare per non lasciare nulla di intentato. Per dimostrare dignità e coraggio delle proprie idee e delle proprie azioni.
Inevitabile un cenno alla guerra in Ucraina. Veneziani boccia la narrazione mediatica. “L’aggressione all’Ucraina è da condannare senza mezzi termini. Ma non è un attacco all’Europa”. E le responsabilità partono da lontano, dalle “mire espansionistiche della Russia e dalla preoccupazione di Putin delle installazioni della Nato ai confini con la Russia”. Piuttosto, dietro l’angolo si affaccia il timore della saldatura di un “blocco russo-cinese”.
Veneziani non risparmia nemmeno Papa Francesco (“Un Papa non deve inseguire l’attualità ad ogni costo ma deve essere una guida, non può essere a rimorchio dello spirito del suo tempo”). Quanto all’accoglienza “non può diventare l’unico tema ossessivo della Chiesa”: va bene accogliere i migranti, ma occorre occuparsi anche dei “restanti”, di coloro i quali vivono nella loro terra d’origine. Per lo scrittore è una diminutio della missione evangelica della Chiesa.
La cappa – continua a ripetere Veneziani – c’è ma non si vede, “ne avverti il peso, anche se non ha fattezze e non ha confini, è ineffabile e avvolgente. La Cappa occulta la bellezza, la grandezza, il simbolo, il mito, il sacro, il mondo reale”.
L’incontro – moderato dal collega Marco Renna – è stato organizzato dall’associazione LecceSì.
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