LECCE – E’ scontro aperto sulla Lupiae a ventiquattore dal Consiglio comunale di ieri dove un’interpellanza firmata dai capigruppo di Pd e Progetto Città, Antnio Rotundo e Pierpaolo Patti, è stata bocciata dalla maggioranza. Con il documento i due consiglieri chiedevano con forza trasparenza nella gestione della partecipata del Comune che ha deciso di far ricorso agli interinali per sopperire ad alcune carenze di organico invece di far riferimento al Centro per l’impiego così’ come invocato da Rotundo e Patti. Gigi Mazzei, coordinatore provinciale di Puglia Popolare, il movimento politico a cui fa capo l’amministratore della Lupiae Alfredo Pagliaro, attacca. “A cosa mira il Pd? Perché continua a comportarsi come fosse in minoranza? I dem da soli non sono autosufficienti per vincere e guidare nessuna istituzione”. Gli fa eco il capogruppo di Puglia Popolare Gigi Valente che definisce “atteggiamenti provocatori” quelli del partito democratico che “nasconde altre mire”.
Il Pd non ci sta e passa al contrattacco. In una nota congiunta Maurizio Deta, segretario cittadino, ed Antonio Rotundo, capogruppo a Palazzo Carafa spiegano che “il salvataggio della Lupiae si fonda su due elementi, il primo è rappresentato dal sacrificio dei lavoratori costretti al taglio consistente del proprio salario e l’altro il forte impegno economico del socio unico della società, il comune di Lecce. Le risorse accordate dal Comune di Lecce infatti per il salvataggio della lupiae sono davvero consistenti, euro 3.846.000,00 all’anno per un totale di circa 42 milioni di euro in 5 anni per i servizi pubblici da essa forniti, ed in più un ulteriore apporto di euro 1.850.000,00, tutte risorse a carico del bilancio comunale. Si tratta di soldi pubblici che configurano uno sforzo senza precedenti con l’obiettivo di evitare il fallimento e aprire una fase nuova della società. ma questo impegno così ingente della città secondo il Pd richiedeva e richiede la necessità di “una radicale discontinuità rispetto al passato e la necessità di gestire la lupiae nel segno della trasparenza”. Per queste ragioni la parola d’ordine del Pd è stata ” fuori i partiti dalla gestione della Lupiae, nomine sulla base di curriculum con competenze specifiche: la lupiae non è né diventerà il feudo dei partiti e vogliamo dire alla città che da parte del Pd l’impegno a tutela dei contribuenti della nostra città sarà un impegno costante e puntuale”.
A fine anno sono in scadenza 24 lavoratori, “le modalità di selezione da parte delle società interinali .-ribadiscono i dem – non assicurano né la pubblicità, né la trasparenza, né la imparzialità e neppure la economicità, requisiti per noi essenziali a tutela di tutti coloro che cercano un posto di lavoro. La strada per noi deve essere quella della richiesta numerica al centro per l’impiego, dove tutti coloro che cercano una possibilità di lavoro hanno le stesse opportunità perché le procedure sono pubbliche ed i criteri sono oggettivi”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Progetto Città:”La reazione così piccata da parte di Puglia popolare per mezzo del suo coordinatore provinciale e del suo unico consigliere comunale è la dimostrazione che il pericolo di confusione tra la politica e la gestione della Lupiae Servizi è tutt’altro che scampato -affermanoall’unisono il capogruppo Pierpaolo Patti e gli altri due consiglieri Marco Giannotta e Carlo Mignone – Eppure dovrebbe esser chiaro a tutti che proprio questa confusione ha cagionato gravi danni alla partecipata ed ai suoi dipendenti nell’ultimo ventennio: tanto ci era chiaro che, in campagna elettorale abbiamo più volte ripetuto che i partiti dovessero essere fuori dalla Lupiae. Abbiamo chiesto e, grazie alla procedura concordataria per il momento ottenuto, un tempo nuovo per la partecipata, fatto di trasparenza, indipendenza ed economicità.Al contrario, le posizioni espresse dal coordinatore popolare vanno nella direzione opposta e inducono ulteriori domande: a chi fanno paura le interpellanze? Chi ha paura della discussione pubblica? Chi non condivide i caratteri di imparzialità e indipendenza nella gestione di una società che ha puntato la propria salvezza sui lavoratori dal salario più basso?”. interrogativi che continuernano a risuonare fuori e dentro Palazzo Carafa innescando nuove polemiche.
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