PORTO CESAREO – Nuova importante operazione, l’ennesima, a tutela del mare e dell’ecosistema naturale della Riserva Nazionale Porto Cesareo, condotta dai militari dell’Ufficio locale marittimo di Torre Cesarea, in collaborazione con il personale dell’Area Marina Protetta (Amp). Ad incappare nei controlli costanti dal personale della Guardia Costiera e dell’Amp, e ad essere denunciato in flagranza di reato, è stato un pescatore di frodo nord salentino, intento nella “pesca” molto dannosa soprattutto per la scogliera, di datteri di mare (Lithophaga lithophaga).
I militari, allertati tramite il sistema di video sorveglianza denominato “Le torri fortificate, vedette di legalità” controllato giorno e notte dai collaboratori dell’Amp, avevano notato dei movimenti sospetti a bordo di un natante, attività che come poi accertato in flagranza sono risultate essere riconducibili ad attività illecite. Dopo attento monitoraggio è così scattata l’operazione che ha previsto un doppio intervento: via mare e via terra.
Il pescatore di frodo vistosi scoperto ed accortosi dell’arrivo dei militari, ha quindi provato a disfarsi invano del pescato e degli attrezzi da pesca, cercando di evitare di incorrere nelle gravi ripercussioni penali. Sia i militari che il personale dell’Amp è però riuscito a recuperare prontamente sia il retino con 176 esemplari di datteri di mare, sia un martello ed una pinza, che venivano posti sotto sequestro. Informata dell’attività, l’autorità giudiziaria ha quindi convalidato il sequestro degli attrezzi e dei datteri. Questi ultimi, a seguito del nulla osta del medico veterinario, venivano rigettati in mare. I reati in cui incorre chi viene sorpreso a pescare datteri di mare sono “asportazione di specie marine protette per i quali ne è totalmente vietata la cattura, la detenzione e la commercializzazione oltre che di danneggiamento della scogliera interessata e deturpamento di bellezze naturali”. La pesca di questi molluschi ha un altissimo potenziale distruttivo: la cattura, infatti, avviene martellando e frantumando le scogliere nel cui interno questa specie risiede. L’attività è frutto di un continuo e costante monitoraggio del litorale del Compartimento Marittimo di Gallipoli ed è tesa ad aumentare la sensibilità verso questa problematica così dannosa per l’ambiente marino, in modo da ridurre la domanda che è la causa foraggiante di questo tipo di reato.
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