«Volete pensare a quanto può essere bello dire: questa è una cozza sostenibile, che arriva da studi protesi alla tutela dell’ambiente?». È in questa dichiarazione d’amore per il prodotto simbolo della città, la cozza nera tarantina, che si può racchiudere il progetto MIAMI (Materiali Innovativi per l’Allevamento dei Mitili) i cui risultati sono stati illustrati a Taranto, nella sede della Lega Navale, frutto di un gioco di squadra tra mitilicoltori, Università e ricercatori. Insieme nell’attività di sperimentazione sulla mitilicoltura sostenibile che ha interessato il mar Piccolo e il mar Grande finalizzata a sostituire, sia nella fase di allevamento che di vendita, i materiali tradizionali- come il nylon- con altri biodegradabili.
«Per la sperimentazione – ha spiegato Guglielmo Corallo della Cooperativa HYDRA Istituto di Ricerca per la Pesca e l’Acquacoltura di Lecce- è stato utilizzato un polimero di origine naturale. Ha dato ottimi risultati, soprattutto rispetto alla crescita del mitile e occorre intervenire su altri aspetti tecnici per migliorare ulteriormente questo risultato». Sono state utilizzate delle reste alternative, senza alterare il processo produttivo e facendole testare ai mitilicoltori. «Tutto ciò- ha sottolineato la biologa marina di HYDRA Marianna Bianco- con la volontà di contrastare il proliferare, anche involontario, di plastica in mare come nel caso di parti di reti o residui di materiali di produzione».
Grande consapevolezza anche dagli stessi produttori. «Siamo stati parte attiva – ha fatto sapere Emilio Palumbo di Mytilus Tarenti- e abbiamo eseguito la fase sul campo. Nel prossimo futuro speriamo davvero di poter allevare con un materiale biodegradabile. Le vecchie reti hanno riempito i nostri mari».
Presente anche il Dipartimento di Ingegneria dell’innovazione dell’Università del Salento. «Il nostro contributo- ha spiegato il professor Francesco Micelli- ha riguardato la campagna sperimentale che ha certificato e valutato la sostenibilità da un punto di vista meccanico dei materiali innovativi rispetto a quelli tradizionali». L’ingegnere Margherita Stefania Sciolti: «Abbiamo utilizzato una macchina universale a controllo di spostamento, misurando il carico e il livello di deformazione in cui avviene la rottura e confrontando i due materiali».
All’incontro presenti anche gli assessori del comune di Taranto allo Sviluppo economico, Fabrizio Manzulli, e agli Affari generali, Annalisa Adamo che hanno sottolineato l’impegno verso uno sviluppo sempre più sostenibile. L’attività è stata finanziata dalla misura 2.47 Innovazione in acquacoltura del PO FEAMP Puglia 2014/2020. Adesso l’auspicio è andare avanti con nuove ricerche. «Continuiamo questa sperimentazione- ha annunciato l’assessore regionale alle Risorse agroalimentari, caccia e pesca Donato Pentassuglia- perché avere al proprio fianco Università e mondo scientifico è un valore aggiunto sul quale non possiamo fare passi indietro. La sfida è la qualità, attraverso tutela e valorizzazione. Questo studio è una grande opportunità» .
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