LEQUILE- Il cerchio ormai si è chiuso. E in poche ore. È stato arrestato anche il secondo colpevole della rapina avvenuta lo scorso venerdì e in cui è rimasto ucciso Giovanni Caramuscio. L’ex direttore di banca era stato freddato con alcuni colpi di pistola davanti lo sportello del bancomat del Banco di Napoli a Lequile, da cui aveva effettuato un prelievo, dopo aver reagito alla minacce di due uomini che lo avevano aggredito all’improvviso per rubargli i soldi prelevati.
Tutto sotto gli occhi della moglie della vittima, rimasta in auto in attesa del ritorno del marito, la cui testimonianza è stata fondamentale per arrivare all’individuazione dei colpevoli.
Il primo, Mecaj Paulin, trentunenne di origini albanesi, è stato identificato, grazie anche ai filmati delle videocamere di sorveglianza, già nel giro di ventiquattro ore. Sarebbe stato lui a sparare contro Caramuscio, uccidendolo sul colpo. Ora anche il secondo rapinatore ha un nome. Si chiama Andrea Capone, è un operaio di 28 anni, incensurato e residente a due passi dal luogo della rapina. A incastrarlo, una felpa scura visionata nei filmati acquisiti dagli inquirenti, indossata più volte dall’uomo, come emerso da alcune foto comparse sul suo profilo Facebook, e poi ritrovata in un pozzo grazie a un testimone. Ad arrestarlo la notte scorsa, i carabinieri del Nucleo investigativo del reparto operativo della compagnia di Lecce e della stazione locale.
Entrambi i malviventi sono accusati di omicidio aggravato in concorso, porto abusivo di arma alterata e ricettazione e sono già stati condotti nel carcere leccese di Borgo San Nicola. Le indagini non sono però terminate, sono stati sequestrati i loro smartphone per cercare ulteriori prove della loro colpevolezza, mentre è stata disposta l’autopsia sul corpo della vittima.
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