NARDò – Riapre il villaggio solidale a Nardò per garantire condizioni di vita dignitose ai migranti che lavorano in campagna, ma serve uno sforzo collettivo per dotarlo di ulteriori servizi igienici anti-Covid. E’ Coldiretti Lecce a chiamare a raccolta, su indicazione della Prefettura di Lecce, tutte le componenti attive contro lo sfruttamento, ricordando che il campo di accoglienza Boncuri ad Arena Serrazze è stato allestito con 12 moduli igienici e 6 docce, grazie ai fondi raccolti con la campagna di Coldiretti e Focsiv nel 2016, per dare ospitalità agli immigrati, sottraendoli a condizioni di vita inaccettabili.
“Erano vergognose le condizioni igienico sanitarie in cui vivevano gli immigrati a pochi metri dal campo Boncuri, la ex falegnameria divenuta una baraccopoli che è stata smantellata. Oggi serve uno ulteriore sforzo per garantire la massima sicurezza igienico-sanitaria ai migranti, resi ancora più fragili a causa della pandemia da Covid”, afferma Gianni Cantele, presidente di Coldiretti Lecce.
Occorre al contempo una grande azione di responsabilizzazione di tutta filiera, dal campo alla tavola – aggiunge Coldiretti Puglia – per garantire che dietro tutti gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali, ci sia un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro, con una equa distribuzione del valore che risulta impossibile se le angurie nei campi sono sottopagate ad una manciata di centesimi al chilo, così come i pomodori, con le profonde ingiustizie che si ripercuotono sugli anelli più deboli della filiera, gli agricoltori e i lavoratori agricoli.
Le donazioni raccolte attraverso la campagna di Focsiv e Coldiretti ‘Abbiamo Riso per una cosa seria’ sono state devolute per realizzare in Puglia, di concerto con la Regione, un villaggio degno di accogliere i lavoratori dei campi di Nardò.
Non va certamente più rinviata l’operazione di trasparenza e di emersione, mettendo a punto un patto di emancipazione sociale – conclude Coldiretti Puglia – in grado di distinguere chi oggi opera in condizioni di illegalità da chi produce in condizioni di legalità come dimostrano i 38mila lavoratori stranieri che forniscono il 22,4% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore in Puglia.
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