LECCE – Il 25 aprile non è solo una data segnata in rosso sul calendario. Ma è molto di più. E’ una festa per ricordare i valori autentici della nostra vita tramandati di generazione in generazione, valori che hanno accompagnato le battaglie dei nostri avi alla ricerca della libertà e di uno spirito di comunità che oggi appare sbiadito, frammentato, offuscato da un esasperato individualismo.
Come tradizione vuole, a Lecce la cerimonia si è svolta in piazza Partigiani, luogo simbolo dell’antifascismo. E’ da qui che il sindaco, Carlo Salvemini, ha lanciato il suo personale anatema contro il tentativo di revisionismo di un periodo storico cruento della nostra storia, una pagina nera che ha segnato le vite di tanti uomini e donne che si sono battuti in difesa della libertà.
“Non ci devono far paura le manifestazioni di qualche sparuto gruppo, né deve allarmarci più del dovuto l’attività di quelle forze politiche che facendo leva nel nostro Paese su un ricco patrimonio di valori familiari tenta di conferire con un calcolo revisionista un volto umano ad un regime che fu senza ombra di dubbio liberticida e assassino”. Un’entrata a gamba tesa seguita dalle note del maestro Raffaele Casarano che con il suo sax ha musicato una versione di “Bella Ciao” leggiadra e suggestiva, accompagnato per l’occasione dagli studenti del Conservatorio “Tito Schipa” di Lecce: Nicola Calò, Giuseppe Scarciglia, Laura Tarantini, Christian Tarantini (clarinetti), Michele Nicolaci (clarinetto basso) ed Elisabetta Contaldo (fagotto).
Il clima è quello che è. Festeggiare la Liberazione in zona rossa appare quasi un ossimoro. Di certo è un’anomalia. Ma diventa pure un buon pretesto per riscaldare i cuori e risvegliare le menti, fiaccate da un anno e passa di pandemia.
“Questa data particolare – ha sottolineato Gianni Schilardi, presidente onorario di Anpi Lecce – piuttosto che un impaccio si rivela per quello che è per tutti gli italiani, una grande risorsa. Ci rammenta, infatti, che nei momenti storici in cui il Paese è in pericolo bisogna ritrovare le ragioni dell’unità, gli strumenti di lotta per sconfiggere i nemici che minacciano la vita stessa del nostro popolo”.
Le ideologie qui c’entrano poco e nulla. Questa è (o meglio, dovrebbe essere) una festa di tutti gli italiani ma rischia di essere riservata solo ad una parte politica. Eppure, grazie al sacrificio di tanti italiani oggi possiamo sentirci liberi di dissentire, liberi di essere liberi.
Certo, occorre non sottovalutare gli aneliti e i germogli di nuove repressioni, meno plateali e più subdole. Sono presenti in modi e forme diverse, per fortuna. Ma ci sono. Le ritroviamo nel nostro vivere quotidiano. Nella mancanza soprattutto di equità e giustizia. Nel tentativo di attenuare o, peggio, omologare e screditare opinioni diverse. La democrazia non è nulla senza il rispetto per il prossimo. E la libertà è solo un termine vacuo se si tenta di demonizzare chi è “lontano” dal nostro pensiero.
“Io combatto la tua idea, che è diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perché tu, la tua idea, possa esprimerla liberamente”: Voltaire docet. E tanto basta per ritrovare il senso di comunità.
Photogallery a cura di Annamaria Niccoli
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