LECCE – Finisce in Procura il caso Zara. Ad innescare la miccia il vicepresidente del Consiglio comunale di Lecce Andrea Guido che ha voluto approfondire la questione con la quale il Comune di Lecce ha ridotto del 66% la monetizzazione degli standard pertinenziali relativi all’immobile di via Trinchese, “agevolando – sottolinea – una singola azienda e non già tutti i commercianti esercenti nella stessa area urbana interessata dalla normativa di settore”.
In soldoni, si tratta di “oltre un milione di euro di mancati introiti per Palazzo Carafa e agevolazioni per l’impresa”. Da qui la decisione del numero due dell’assise consiliare di rivolgersi alla Procura, all’Anac e alla Corte dei Conti. Sotto la lente di ingrandimento finisce dunque la delibera numero 163 del 22 ottobre 2020.
“Ritengo si possa tranquillamente convenire sulla natura ‘ad hoc’ di un provvedimento amministrativo che, impatta pesantemente sul Bilancio del Comune in deroga a specifiche norme in materia e sulla base di valutazioni discrezionali”, ha denunciato Guido ricordando che “la determinazione della percentuale di riduzione della monetizzazione applicata si basa infatti sulla valutazione che almeno 2 utenti su 3 (66%) della nuova struttura commerciale, si rechino nella stessa senza l’utilizzo della propria auto. Una valutazione determinata senza alcun un supporto istruttorio, oggettivo e certo che, favorendo una singola azienda, genera un mancato introito per il Comune di Lecce, nella misura di circa 1.110.000 euro”.
La palla passa ora nelle mani della Corte dei Conti, della Procura della Repubblica di Lecce e dell’Anac. “E’ una iniziativa – conclude Guido – nata al sol fine di garantire la trasparenza dell’azione amministrativa, la tutela dei commercianti esercenti nella medesima area interessata dal provvedimento amministrativo e, non da ultimo, gli interessi economici e finanziari del Comune di Lecce”.
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