LECCE – Non esiste un piano B. Se entro il 28 febbraio non verrà avviato il processo di stabilizzazione 34 lavoratori dell’Ambito sociale di Lecce – di cui fanno parte dieci comuni – rischieranno di perdere il loro posto di lavoro. Con effetti disastrosi per l’intero settore che ogni giorno cerca di venire incontro alle esigenze e alle difficoltà della popolazione più fragile, a cominciare da bambini e anziani. Eh sì, perché la proroga del contratto non basta. Il futuro rischia di essre ancora nebuloso
L’ennesimo incontro avvenuto oggi a Palazzo Carafa non ha sortito gli effetti sperati. Una fumata grigia che non allontana i nuvoloni sul futuro di questi lavoratori. “I problemi restano a galla – sottolinea Fiorella Fischetto, segretaria di categoria della Fp Cgil che questa mattina ha incontrato l’assessore al Welfare del Comune di Lecce Silvia Miglietta. Siamo in presenza di un percorso che è ancora avvolto dalla nebbia: “Cè necessità di chiarificare come si intenda mettere in atto velocemente le procedure di stabilizzazione, peraltro molto chiare perché legate alla legge di bilancio”.
Alternative non ce ne sono: occorre adottare un Piano di fabbisogno dell’intero organico dell’Ambito entro il 28 febbraio. Quel giorno infatti scadranno i termini per accedere ai fondi ministeriali che azzerano i costi dell’operazione a carico dei Comuni. ”Ostruzionismo? Parlerei meglio di dinamiche interne che non consentono un percorso veloce”, taglia corto Fischetti. L’auspicio è che la vicenda si possa sbloccare in maniera immediata. Anche perché le 35 unità lavorative rivestono un ruolo delicato e di estrema importanza per rispondere alle tante domande che giungono dai cittadini in questo particolare momento. Dopo i due sit-in di protesta di oggi davanti a Palazzo Carafa e alla Prefettura, giovedì è prevista una giornata di sciopero.
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