“L’ Amministrazione leccese ha inteso commemorare la giornata istituita per ricordare l’eccidio delle foibe. Ma lo ha fatto in modo talmente riduttivo, da risultare piu’ un atto dovuto che un gesto sentito, relegando il ricordo di quei martiri ad un invito ad un minuto di silenzio da parte di un sindaco stancamente seduto su una poltrona e con il volto poggiato sopra un braccio.
Questo hanno meritato, e niente più, quei martiri barbaramente uccisi dalla follia omicida dei titini comunisti, quegli esuli – oltre 500.000 – vittime del razzismo comunista di Tito.
La solennità – che non è mancata in interventi istituzionali di spessore da parte di Presidente della Repubblica, Camera e Senato, tv e giornali – è stata del tutto assente nel consiglio comunale dell’11 febbraio, e la cosa sembra essere stata una scelta, più che una causalità. Sarebbe infatti bastato proseguire il consiglio comunale iniziato il 9 febbraio nella giornata successiva, il 10 per l’appunto, facendo coincidere l’appuntamento istituzionale con la Giornata del Ricordo. Ed invece si è preferito convocare un nuovo consiglio per il giorno 11, cancellando quella giornata del 10 che, forse, qualche attenzione avrebbe altrimenti richiesto.
Quella di non dare il giusto valore a questa giornata è una scelta pericolosa, e a poco valgono gli arcobaleni rivolti al cielo o gli striscioni gialli srotolati dalle finestre, se poi – quando ne è data l’occasione . Non si contribuisce in modo fattivo e diretto alla ricostruzione della storia, tanto piu’ se assente dai libri di testo, e dunque affidata al ricordo e alla sensibilità, in primis, delle istituzioni.
Auspichiamo per il futuro comportamenti più consoni da parte del Sindaco e della giunta, augurandoci che si voglia contribuire tutti alla consapevole ricostruzione della storia, che non ammette iati, ma esige ricordo da parte di chi ha conosciuto quei tragici eventi, e conoscenza da parte dei giovani che proprio dalle istituzioni devono trovare invito a riflettere per poter coscientemente contribuire alla crescita di una cultura sinceramente democratica”.
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