Aziende “furbette” della cassa integrazione, un fenomeno sempre più diffuso anche nel Salento. A denunciarlo è la Uiltec di Lecce, per voce della segretaria generale Fabiana Signore: “Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni – spiega – da parte di lavoratori del comparto tessile e calzaturiero formalmente in cassa integrazione per Covid, ma ‘costretti’ dalle rispettive aziende a lavorare comunque e spesso a pieno regime. Un malcostume perpetrato ai danni dello Stato (e degli stessi lavoratori) che bisogna fermare subito”.
“Ho raccolto personalmente – dice ancora Signore – diverse testimonianze di lavoratori in Cassa Covid della nostra provincia che si sono ritrovati ‘sotto ricatto’, cioè costretti a lavorare esattamente quanto lavoravano prima, se non di più, con la beffa di non poter nemmeno ricevere lo stipendio intero. È una situazione che fatica ad emergere, perché i lavoratori hanno paura di perdere il posto di lavoro e non denunciano alle autorità, ma chiedono aiuto a noi sindacati. Potete immaginare cosa significhi rifiutarsi di andare a lavoro o svolgere delle mansioni dopo la richiesta diretta di un superiore. Ma in questo modo l’azienda sta utilizzando i soldi pubblici per pagare i dipendenti, il che equivale a una frode allo Stato che alla fine danneggia non solo i lavoratori, ma anche gli imprenditori onesti che retribuiscono correttamente il personale e che per fortuna sono la stragrande maggioranza”.
Signore sottolinea che questo tipo di situazioni si stanno verificando in alcune aziende del tessile e calzaturiero dove i sindacati confederali (Cgil, Cisl e Uil) non sono presenti. “Dico questo – chiarisce – perché noi non consentiamo comportamenti scorretti da parte delle aziende, ma sappiamo che è un malcostume che si sta verificando in diverse realtà aziendali dove manca la rappresentatività sindacale o ci sono organizzazioni più piccole, che adoperano contratti che non tutelano adeguatamente il lavoratore. Per questo – prosegue – come Uiltec provinciale chiediamo che si intervenga, non solo rafforzando le ispezioni sui luoghi di lavoro, ma anche i controlli incrociati, che guardino ai fatturati delle aziende che fanno richiesta della Cassa Covid. Parliamo di uno strumento importantissimo, che ha evitato migliaia di licenziamenti – conclude – e che deve continuare a essere erogato a quelle aziende che effettivamente hanno subìto e continuano a subìre una riduzione del fatturato, non ai furbetti”.
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