TARANTO – Allevare i mitili in modo più sostenibile e rispettoso dell’ecosistema marino si può. Accade a Taranto grazie ad un progetto che coinvolge l’Università, il mondo cooperativo della ricerca scientifica e, soprattutto, i mitilicoltori locali. L’obiettivo è sostituire, nelle fasi di allevamento dei mitili, i materiali tradizionali come il nylon, a favore di altri, ecocompatibili e innovativi, in grado di degradarsi qualora finiscano in mare. L’attività di sperimentazione vede insieme la Cooperativa Hydra – Istituto di Ricerca per la Pesca e l’Acquacoltura di Lecce, il gruppo di Tecnica delle Costruzioni del Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione dell’Università del Salento e la Cooperativa Mytilus Tarenti di Taranto. Area di sperimentazione sarà il Mar Piccolo di Taranto, che vanta peculiari caratteristiche geo-morfologiche del territorio e una storica tradizione nella mitilicoltura, che lo pone al primo posto in Puglia per numero di impianti.
Il progetto è finanziato dalla misura 2.47 del Po Feamp Puglia 2014/20, finalizzata a sperimentare soluzioni innovative per migliorare la sostenibilità dei processi produttivi nella mitilicoltura, attraverso la cooperazione fra esperti scientifici e imprese acquicole pugliesi. «Con il progetto Miami (Materiali Innovativi per l’Allevamento dei Mitili), si stanno ricercando le migliori soluzioni per ridurre l’impatto ambientale sui fondali marini e sulla costa a seguito di possibili rotture delle reti di contenimento dei mitili, avviando così percorsi virtuosi all’interno di questa importante filiera produttiva». Così anticipano i promotori, spiegando poi che una delle fasi più delicate della lavorazione è il cosiddetto “reincalzo”, durante il quale migliaia di retini in plastica, incidentalmente o per distrazione, finiscono in mare con gravi danni per l’ambiente marino. A questo proposito, è già partita la fase di studio e individuazione di tecnopolimeri adatti per la realizzazione di bio-calze affidabili dal punto di vista tecnico e in grado di degradarsi una volta disperse in mare. Un lavoro minuzioso, considerando che il materiale deve avere carichi di rottura adeguati e rispondere alle esigenze di lavoro dei mitilicoltori. «Uno dei punti di forza della nostra attività, spiega il gruppo di lavoro, è la preziosa sinergia con i mitilicoltori locali, che testeranno in prima persona la funzionalità degli attrezzi innovativi, avendo un ruolo di primo piano non solo nella filiera ma anche nella progettazione a lungo termine, finalizzata ad un sistema di allevamento di mitili sempre più eco-sostenibile e a vantaggio della collettività.
Da qui, la progettazione e l’uso di calze di diversa lunghezza e diametro, a seconda delle fasi di “reincalzo”, alle quali si aggiungeranno reti biodegradabili di grammatura differente per l’insacchettamento e la vendita finale dei mitili. «Per Taranto – concludono Cooperative e Università – è un settore prezioso che necessita di azioni mirate per valorizzare sempre più la “Cozza Tarantina”, prodotto d’eccellenza, simbolo indiscusso del territorio. Come in ogni sperimentazione e attività di ricerca innovativa, non sappiamo quali potranno essere i risultati, ma ci auguriamo possano rappresentare una risposta concreta ai bisogni dei mitilicoltori e a quello più generale del territorio tarantino che, soprattutto in questi ultimi anni, sta incentivando l’adozione di pratiche che riducano l’impatto sulle risorse e sull’ecosistema marino, da proteggere e valorizzare».
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