LECCE – Scade domani, mercoledì 16 dicembre, il termine per versare il saldo Imu. Nessun rinvio per l’emergenza Coronavirus: a Lecce-città si pagheranno mediamente 621 euro per una seconda casa, 86 euro in più rispetto al dato nazionale (535 euro). Importi invariati anche quest’anno per le famiglie leccesi, la cui spesa totale annua per l’Imu ammonta sempre a 1.242 euro, superiore di 172 euro rispetto all’esborso medio nazionale (pari a 1.070 euro).
“Un salasso in un momento di estrema difficoltà per la gran parte delle famiglie”, afferma il segretario generale della Uil di Lecce Salvatore Giannetto, commentando i dati del Rapporto Imu 2020 elaborato dal Servizio Lavoro, Coesione e Territorio della Uil nazionale. “Agli enti locali – incalza Giannetto – chiediamo almeno di usare bene queste entrate, in particolar modo per fare fronte alle tantissime richieste di servizi e assistenza che arrivano dai cittadini più bisognosi”.
Fra i capoluoghi di provincia pugliesi, Lecce registra comunque la spesa più bassa: a Bari, infatti, si pagano in media 1.702 euro (851 euro per la rata di dicembre), a Brindisi 1.344 euro (672 euro il saldo), a Taranto 1.289 euro (645 euro il saldo) e a Foggia 1.487 euro (744 euro il saldo). «Anche se gli importi sono invariati rispetto agli anni scorsi – commenta ilsegretario generale Uil Lecce – avremmo preferito che sull’IMU il Governo avesse proceduto con il rinvio del pagamento dell’imposta per tutti i Comuni. Sarebbe stato sicuramente utile dare più respiro ai contribuenti, pur comprendendo l’esigenza di non privare i Comuni di una liquidità importante per erogare servizi essenziali che, mai come in questo momento, sono fondamentali».
Sempre secondo lo studio Uil, a Lecce si verseranno in media 1.701 euro per il saldo Imu sulle prime case di lusso (abitazioni signorili, ville, castelli), contro un costo medio nazionale di 1.305 euro. Chi possiede una seconda pertinenza dell’abitazione principale della stessa categoria catastale (cantine, garage, posti auto, tettoie), invece, pagherà in media 60 euro (35 per la cantina e 85 per box-posto auto). Anche in quest’ultimo caso, la spesa nel capoluogo salentino risulta superiore rispetto alla media nazionale che è pari a 55 euro, ma è la più bassa fra i capoluoghi di provincia pugliesi: a Bari si pagheranno in media 87 euro, a Brindisi 58 euro, a Foggia 71 euro, a Taranto 61 euro.
In 18 città capoluogo è in vigore la ex addizionale della Tasi, per cui, in questi Comuni, le aliquote superano quella massima dell’Imu (10,6 per mille). In particolare a Roma, Milano, Ascoli, Brescia, Brindisi, Matera, Modena, Potenza, Rieti, Savona, Verona l’aliquota è all’11,4 per mille; a Macerata all’11,3 per mille; a Terni e Siena, all’11,2 per mille; a Lecce, Massa e Venezia all’11 per mille; ad Agrigento al 10,9 per mille. Altre 74 città capoluogo, sempre sulle seconde case, applicano l’aliquota del 10,6 per mille tra cui Torino, Bologna, Firenze, Napoli, Palermo, Bari. In 10 città le aliquote sono sotto la soglia massima tra cui Como, Belluno, Gorizia, Udine, Pordenone.
«Per la Uil – conclude Giannetto – sarebbe opportuno che le modifiche dell’Imu venissero apportate organicamente riaprendo il “cantiere” del federalismo fiscale, ormai interrotto da qualche anno, all’interno della più ampia riforma del fisco, così come rimarca da tempo la nostra segretaria confederale Ivana Veronese. Contemporaneamente, è necessaria una riforma del catasto in grado di riportare equità nella tassazione sul mattone. Serve dunque un processo di riforma che non dovrà significare maggiori prelievi, ma una diversa e più equa ripartizione del prelievo fiscale sugli immobili».
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