Chi mi conosce sa che non ho mai plaudito la scelta di dividere la regioni italiane in fasce di rischio, per diversi motivi.
Primo, tutto il Paese è in piena seconda ondata pandemica e le differenze fra regioni sono principalmente legate ad una non perfetta sincronia (per esempio l’ondata in Puglia è partita dopo e con ogni probabilità terminerà dopo).
Secondo, il sistema dei famosi 21 indicatori era stato pensato per tutt’altro scopo e non tanto si adatta ad essere la base di una decisione politica su chiusure e limitazione di movimenti.
Terzo, ma non ultimo, la comunicazione intorno al sistema dei colori non è stata felice per cui la traduzione del colore in italiano corrente è stata la seguente: Rosso= “iniziamo a preoccuparci”; Arancione= “il problema è la mancanza di posti letto”; Giallo= “liberi tutti”.
A me è stato anche rimproverato di “far confusione” con i colori della mia Regione. Semplicemente perché quando mi chiedevano cosa ne pensassi della Puglia arancione o gialla io cercavo di far capire che di questa classificazione mi importava il giusto.
Un altro limite del semaforo della pandemia è che rispetta (necessariamente) i confini amministrativi regionali. I virus, però, i confini non li vedono nemmeno. E comunque non vedono i colori. La Puglia, ad esempio, è stretta e lunga. Dal Gargano al Salento le differenze demografiche, economiche, strutturali sono davvero importanti e molte di queste rappresentano importanti determinanti per la diffusione virale.
Chi conosce i dati nel dettaglio capisce immediatamente come una classificazione su base regionale in un tono unico di colore è molto limitante. Se fasce di colore devono essere, a quel punto bisogna essere precisi.
Da qui la decisione, in accordo con Sindaci e Presidenti di Provincia – e dopo aver sentito il Ministro della Salute – di applicare misure da fascia arancione ad un gruppo di comuni che di giallo avevano poco.
Purtroppo i famosi 21 indicatori non possono essere calcolati su base comunale e, per operare una distinzione su base comunale, abbiamo applicato un semplice parametro, ovvero il rapporto fra incidenza nel Comune (casi/popolazione) ed incidenza media regionale. Nelle province di Foggia e Barletta-Andria-Trani (che mostravano nel loro complesso per i 21 indicatori una situazione prossima alla fascia arancione) abbiamo selezionato quei comuni la cui incidenza era >1,3 volte rispetto alla media regionale. Per il resto dei comuni che cadevano in province spiccatamente “gialle”, abbiamo selezionato quelli (sono solo 2) che avevano un’incidenza >2 volte quella regionale.
Giusto? Sbagliato? non saprei, ma almeno è stato un criterio oggettivo e condiviso.
Resta il fatto che – personalmente – spero vivamente che il sistema del semaforo dopo la pausa natalizia venga messo in soffitta. Il virus è daltonico, ricordiamocelo.
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