LECCE – Michele Giordano è un imprenditore impegnato da molto tempo nella società e nella politica: oggi è candidato a sostegno di Raffaele Fitto nella lista di Fratelli D’Italia (oltre a essere uno dei dirigenti locali del partito di Giorgia Meloni è stato anche uno dei primi amministratori che hanno aderito a FdI).
Perché il suo giudizio è così severo sugli ultimi anni del governo di centrosinistra?
“I fallimenti sono palesi in ogni campo, dall’agricoltura al lavoro, ma la cosa che fa più male è vedere come la sanità pugliese sia sempre più malata. La Puglia spende l’85% del suo budget per il settore della sanità: milioni di euro sprecati senza alcun miglioramento dei servizi e della medicina territoriale”.
I servizi vanno così male?
“Le liste di attesa sono infinite anche per esami fondamentali sul piano della prevenzione, la cattiva gestione dell’emergenza covid ha peggiorato le cose (la gente non si cura più!), le Usca (unità per visitare a casa i pazienti o i sospetti casi di covid) promesse e non pervenute, la medicina territoriale non funziona come dovrebbe: le cronicità intasano i pronto soccorso degli ospedali che dovrebbero essere utilizzati per le emergenze. Ci sono troppe cose che non vanno. Abbiamo perso altri 5 anni”.
Emiliano afferma di aver puntato su una rete ospedaliera territoriale.
“Emiliano ha svuotato ospedali importanti per tante comunità: Nardò, San Cesario, Casarano e tante altre strutture, che sono sempre state un riferimento per un’utenza numerosissima, hanno perso reparti e professionalità. La nostra rete ospedaliera è organizzata male e in troppi si riversano sul Fazzi di Lecce, che non riesce a rispondere con l’efficienza che potrebbe avere in un contesto normale”.
Dunque una sanità che il centrodestra boccia su tutta la linea?
“Certamente si. Emiliano ha accentrato su di sé tutto, pur non avendo le competenze per fare l’assessore alla Sanità, né il tempo (impossibile fare contemporaneamente il presidente di Regione e l’Assessore all’Agricoltura!). Ha messo su dei carrozzoni, le agenzie, ricche di incarichi per gli uomini di fiducia, che nulla hanno dato sul piano della qualità. Il baricentrismo regna anche nel campo della sanità. Una provincia importante come quella leccese non ha un’Università di Medicina, che creerebbe sviluppo, competenza e maggiori opportunità i lavoro per i giovani salentini. Sono stati anni di immobilismo e disorganizzazione, a cominciare dalla medicina territoriale”.
Come si risolve il problema delle lunghe liste d’attesa?
“Rafforzando i servizi della medicina territoriale, puntando sulle strutture d’eccellenza, creando un rapporto virtuoso con la sanità privata ed evitando di tagliare i budget alle strutture che investono e sono efficienti. Facciamo l’esempio degli esami radiologici: se l’ospedale non riesce a smaltirli in tempo (a causa di macchine che si rompono, problemi di personale e ospedali congestionati), perché non accelerare eseguendoli in strutture private già convenzionate che hanno i macchinari d’avanguardia e sono capaci di dare risposte degne al territorio? Spesso si sprecano risorse per accontentare piccoli centri privati che non dispongono di ‘grandi macchine’, quando invece dovremmo puntare sul privato virtuoso, che investe e può essere complementare con le strutture pubbliche. Ma questa sanità, in 5 anni di centrosinistra, è un caos basato su logiche di rafforzamento di un potere politico. Siamo sulla strada sbagliata: il Salento è abbandonato a se stesso. E’ giunto il momento di cambiare e la possibilità di dare una svolta c’è con il voto del 20 e 21 settembre”.
“I fallimenti sono palesi in ogni campo, dall’agricoltura al lavoro, ma la cosa che fa più male è vedere come la sanità pugliese sia sempre più malata. La Puglia spende l’85% del suo budget per il settore della sanità: milioni di euro sprecati senza alcun miglioramento dei servizi e della medicina territoriale”.
I servizi vanno così male?
“Le liste di attesa sono infinite anche per esami fondamentali sul piano della prevenzione, la cattiva gestione dell’emergenza covid ha peggiorato le cose (la gente non si cura più!), le Usca (unità per visitare a casa i pazienti o i sospetti casi di covid) promesse e non pervenute, la medicina territoriale non funziona come dovrebbe: le cronicità intasano i pronto soccorso degli ospedali che dovrebbero essere utilizzati per le emergenze. Ci sono troppe cose che non vanno. Abbiamo perso altri 5 anni”.
Emiliano afferma di aver puntato su una rete ospedaliera territoriale.
“Emiliano ha svuotato ospedali importanti per tante comunità: Nardò, San Cesario, Casarano e tante altre strutture, che sono sempre state un riferimento per un’utenza numerosissima, hanno perso reparti e professionalità. La nostra rete ospedaliera è organizzata male e in troppi si riversano sul Fazzi di Lecce, che non riesce a rispondere con l’efficienza che potrebbe avere in un contesto normale”.
Dunque una sanità che il centrodestra boccia su tutta la linea?
“Certamente si. Emiliano ha accentrato su di sé tutto, pur non avendo le competenze per fare l’assessore alla Sanità, né il tempo (impossibile fare contemporaneamente il presidente di Regione e l’Assessore all’Agricoltura!). Ha messo su dei carrozzoni, le agenzie, ricche di incarichi per gli uomini di fiducia, che nulla hanno dato sul piano della qualità. Il baricentrismo regna anche nel campo della sanità. Una provincia importante come quella leccese non ha un’Università di Medicina, che creerebbe sviluppo, competenza e maggiori opportunità i lavoro per i giovani salentini. Sono stati anni di immobilismo e disorganizzazione, a cominciare dalla medicina territoriale”.
Come si risolve il problema delle lunghe liste d’attesa?
“Rafforzando i servizi della medicina territoriale, puntando sulle strutture d’eccellenza, creando un rapporto virtuoso con la sanità privata ed evitando di tagliare i budget alle strutture che investono e sono efficienti. Facciamo l’esempio degli esami radiologici: se l’ospedale non riesce a smaltirli in tempo (a causa di macchine che si rompono, problemi di personale e ospedali congestionati), perché non accelerare eseguendoli in strutture private già convenzionate che hanno i macchinari d’avanguardia e sono capaci di dare risposte degne al territorio? Spesso si sprecano risorse per accontentare piccoli centri privati che non dispongono di ‘grandi macchine’, quando invece dovremmo puntare sul privato virtuoso, che investe e può essere complementare con le strutture pubbliche. Ma questa sanità, in 5 anni di centrosinistra, è un caos basato su logiche di rafforzamento di un potere politico. Siamo sulla strada sbagliata: il Salento è abbandonato a se stesso. E’ giunto il momento di cambiare e la possibilità di dare una svolta c’è con il voto del 20 e 21 settembre”.
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