UGENTO – Sono saliti a 118 gli interventi effettuati a luglio e agosto dai volontari della Protezione Civile a Ugento e nelle aree limitrofe per spegnere gli incendi degli uliveti ormai secchi a causa della Xylella. A dirlo è Coldiretti Puglia sulla base dei dati diffusi dalla Protezione Civile di Ugento, una delle località più belle e suggestive del Salento, dove i volontari in 50 giorni hanno spento roghi quotidiani di ulivi malati, con un aumento degli incendi del 24% rispetto all’anno scorso.
“Gli incendi sono solo la punta dell’iceberg – dichiara il presidente Savino Muraglia – dello stato di abbandono in cui versano le campagne in Salento a causa della Xylella che non è un problema solo dell’agricoltura, perché enorme è il danno arrecato dalla malattia al paesaggio e al patrimonio culturale stesso del Salento, con ripercussioni gravissime su tutta l’economia salentina, dall’agricoltura al turismo, fino agli investimenti per l’indotto commerciale e artigianale legato all’agroalimentare e alla ricettività”.
La vastità e numerosità degli incendi è difficilmente gestibile con gli scarsi mezzi ordinari che vigili del fuoco e protezione civile hanno a disposizione. “Tempestivo l’intervento dei volontari della Protezione Civile che hanno operato immediatamente sulla perimetrale del campo– afferma Gianni Cantele, presidente di Coldiretti Lecce – per evitare che l’incendio si propagasse. Sono troppi gli ettari di uliveto ormai improduttivi da anni, a causa dei ritardi negli espianti e reimpianti che hanno aggravato una situazione già critica, con la burocrazia che arreca più danni della Xylella. Le lungaggini e gli intoppi regionali per liberare le risorse della sottomisura 5.2 del PSR Puglia hanno prodotto ritardi biblici negli espianti, tanto che molti agricoltori saranno costretti e reimpiantare – se tutto va bene – nel marzo 2021. A questo si aggiungono i vincoli paesaggistici, per cui a nulla sono serviti i nostri continui appelli, che ancora ostacolano la rigenerazione del Salento, gli espianti e i reimpianti anche di altre colture che libererebbero finalmente il Salento dalla condanna di una monocoltivazione”.
La Xylella ha provocato effetti più disastrosi di un terremoto con ripercussioni drammatiche di natura produttiva, ambientale, economica, lavorativa, con esigenze di contenimento, di ricostruzione, di sostegno che vanno affrontate in maniera corale, rendendo i procedimenti fluidi e fruibili.
“Gli agricoltori chiedono da anni interventi decisi per espiantare, reimpiantare e far rinascere le aree colpite, dopo anni di annunci, promesse, rimpalli di responsabilità e la mancanza di impegni concreti – aggiunge Cantele – per la ricostituzione del patrimonio olivicolo e agrario gravemente compromesso, anche attraverso una opportuna e tuttora bloccata diversificazione, perché il Salento non può essere condannato ad una monocultivar. A distanza di 6 anni dal primo ulivo infetto su cui è stata conclamata la presenza della malattia, gli agricoltori salentini sono ancora ingabbiati e abbandonati al loro destino e ogni giorno al danno si aggiunge un’altra beffa”.
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