“Un colpo al cuore. È questo ciò che ho provato leggendo del volantino di una nota catena di discount che offre le angurie a 1 centesimo al chilo. A chi giova questa offerta? Al consumatore che per abbuffarsi con 1 kg di anguria spenderà 1 centesimo di euro invece di 30 centesimi? Alla catena distributiva che confonde i consumatori e non genera valore aggiunto? All’agricoltore che verrà portato allo sfinimento economico e che dovrà derogare sui rapporti con i propri dipendenti?” .
“Questa offerta viene proposta proprio in un momento in cui il Salento diventa meta privilegiata di un turismo post-covid che invece ricerca e ha bisogno di garanzie di qualità, di sostenibilità, di standard sanitari certi sugli spazi, sul cibo e sui comportamenti, e per ottenerli è disponibile a pagare il giusto. A chi giova tutto questo? Avete mai visto un campo di angurie prima della raccolta? Siete stati colpiti dall’intensità del verde delle piante che da cui emerge la rotondità dei frutti? Avete idea della quantità di lavoro, di fatica, di conoscenza, di sapienza che occorre per portare a compimento una coltivazione di questo tipo? Siete a conoscenza della correttezza che l’imprenditore deve mettere per garantire che l’anguria sia non soltanto buona e saporita, ma anche garantita sulla salubrità? Conoscete gli sforzi che un datore di lavoro compie per rispettare la dignità dei propri dipendenti? Se avete risposto sì ad almeno una di queste domande, quell’anguria a 1 centesimo non deve farvi gola, ma solo tanta rabbia.
La rigenerazione agricola del Salento deve passare anche attraverso nuove consapevolezze dei consumatori e nuovi patti di filiera tra gli operatori”.
Facebook
Instagram
RSS