LECCE – Assunzioni, nuova struttura organizzativa e confronto con i sindacati: sul caso Fruendo, Cgil Lecce e Fisac Cgil Lecce tornano ad accendere un faro. È ormai prossimo il rientro di 68 lavoratori dall’azienda del Gruppo Accenture alla Banca Monte dei Paschi di Siena, operazione di reintegro che si perfezionerà nel mese di luglio. Si tratta di una prima tranche di rientri: entro la fine del 2020 toccherà ad altri 41 lavoratori. In questo modo tutti e 109 i ricorrenti della piazza di Lecce contro l’esternalizzazione dei servizi di back-office di Mps a Fruendo (operazione del 2014) hanno ottenuto l’agognato rientro in Banca. I primi 68 lavoreranno tutti nel Media Center di Lecce per occuparsi di digital banking, banca telefonica, assistenza alla clientela; gli altri 41 saranno ricollocati nelle attività di Mps. In Fruendo rimarranno 47 lavoratori ex Mps, per i quali Fisac chiede garanzie: “Chiediamo ad Accenture un piano industriale per sviluppare il polo di Lecce e soprattutto un incontro urgente”, dicono Valentina Fragassi, segretaria generale della Cgil Lecce, e Maurizio Miggiano, segretario generale della Fisac Cgil Lecce.
“In Fruendo il rischio è che per questi 47 lavoratori non si creino le condizioni per una crescita professionale”, dicono i sindacalisti. Al momento le loro speranze di conservare il lavoro si basano su due lettere, una di Mps ed una di Fruendo, in cui si assicura il rientro in banca in caso di crisi occupazionale e in cui si afferma l’intrasferibilità dei lavoratori di Fruendo in un polo diverso da quello di Lecce fino al 2031. Un impegno che va inserito come clausola di salvaguardia nei singoli contratti di lavoro individuali che i non ricorrenti dovranno sottoscrivere davanti all’Ufficio territoriale del Lavoro: “Se manca un impegno formale di Mps, tutto rimane nell’alveo delle buone intenzioni. La scadenza del 2031, quella della convenzione Mps-Fruendo, non copre i lavoratori che a quella data non avranno maturato il diritto alla pensione. Serve dunque un impegno a reintegrare in Mps i lavoratori, a prescindere dai casi già previsti (crisi occupazionale), alla scadenza naturale della convenzione. Nel perfezionare la rilevante operazione di distacco collettivo e reintegro di 68 lavoratori (più 41), avrebbe dovuto comunicare ai sindacati le modifiche o la revisione dell’ordinamento organizzativo finalizzate ad assegnare, a ogni posizione lavorativa, il perimetro delle attività da svolgere. L’azienda, per le caratteristiche normative che legittimano il distacco, non può infatti variare autonomamente l’attività lavorativa assegnata ai lavoratori senza un confronto con la rappresentanza sindacale aziendale di Mps e quindi senza aver contattato la Fisac”.
Per Fisac e Cgil, Fruendo “non dispone di una struttura organizzativa idonea a far svolgere ai lavoratori distaccati e non distaccati una efficace ed efficiente organizzazione del lavoro, tant’è che anche in passato si sono verificate numerose incongruenze e criticità gestionali. Questa situazione genera pericolose ricadute sul piano delle procedure di lavoro, del clima aziendale, delle relazioni sindacali: non essendoci un’organizzazione efficace, capita infatti che molti lavoratori possano svolgere quotidianamente attività che poco o nulla hanno a che vedere con quanto fatto nei giorni precedenti. Per questo chiediamo un incontro urgente per conoscere il piano industriale e la struttura organizzativa di Fruendo”, concludono Miggiano e Fragassi.
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