LECCE – Questa mattina, nei pressi della Chiesa del Carmine a Lecce, sono stati trovati alcuni pacchi di pasta non commerciabile abbandonati sul ciglio della strada. La segnalazione è di un cittadino leccese che racconta l’accaduto sul profilo Facebook. “Forse “qualcuno” non ha realmente bisogno – scrive Filippo Montinari – e sarebbe meglio valutare con più attenzione i destinatari delle donazioni e magari indirizzarle verso qualcuno in seria necessità”. Parole dure che pure hanno ragione d’essere dato che il fenomeno pare diventato abituale. “Qualche giorno fa – continua – un’amica di famiglia ci ha raccontato di un grosso quantitativo di pasta e scatolame vario abbandonato in campagna nei pressi di Spiaggia bella”.
A Lecce l’associazione no profit “Angeli di quartiere” si occupa da tempo di sostenere le famiglie che necessitano di cibo, vestiario, giocattoli e altro ancora. La presidente Tonia Erriquez, condividendo il post di Montinari, rende noto che ultimamente sono sotti ritrovati, accanto ai contenitori della Caritas, anche alcuni giocattoli donati ad altre associazioni che si sono occupate della distribuzione a tante famiglie leccesi e della provincia. “Da queste immagini ormai frequenti – spiega la presidente – ho deciso di mettere su un sistema di “taccheggio” (identificazione) sulle nostre donazioni”.
Creando una tracciabilità degli oggetti donati, il fenomeno potrebbe essere quantomeno arginato. “È uno spreco vedere del cibo donato da un’azienda – continua – buttato per strada, così com’è un’irriverenza nei confronti del donatore, dei volontari che hanno preparato il pacco da consegnare. Va trovato un sistema di controllo della proprietà degli oggetti donati”.
Angeli di quartiere, che ha prestato il proprio servizio di volontariato a supporto della Protezione Civile, pubblica spesso sui profili social le immagini di momenti di solidarietà e non certo per fama di gloria. “Questo non significa non saper fare del bene in silenzio, ma dare trasparenza” anche perché capita di sovente che alcune persone ritrovino in foto oggetti donati e ne siano felici. “A volte riceviamo la richiesta – conclude Erriquez – di chi si occupa di raccogliere fondi, alimenti o accessori, di lasciare una testimonianza fotografica delle consegne, per dimostrare trasparenza e onestà di intenti nei confronti di chi, in loro, ha riposto fiducia”.
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