LECCE – Per contrastare il Covid-19 servono competenza, sacrifici, passione e anche attrezzature adeguate. Da questo assunto sono partiti i Farmacisti di Lecce che hanno deciso di fare un bel regalo al personale sanitario che ogni giorno è in prima linea. Non a caso la scelta del luogo per presentare i nuovi macchinari è ricaduta sul nuovo Dea di Lecce dove sono ricoverati i pazienti affetti da Coronavirus. Nell’atrio dell’imponente struttura sanitaria sono stati presentati il Most-Care, il primo monitor in grado di fornire in tempo reale un’informazione completa sullo stato emodinamico del paziente, utilissimo nella fase emergenziale Covid-19 e non; il massaggiatore cardiaco automatico, indispensabile in caso di blocco cardiaco e utilissimi caschi respiratori che potrebbero essere utilizzati con importanti benefici all’interno dei reparti infettivi o nell’area di isolamento Covid-19.
Una donazione resa possibile grazie alla disponibilità, sensibilità e generosità dei Farmacisti della Provincia di Lecce, ma anche di altri professionisti sanitari e non, di alcune società e aziende di distribuzione e di cittadini comuni.
L’obiettivo è quello di dare una risposta più concreta, efficace e tempestiva nella cura del Coronavirus. Perché i disagi che hanno dovuto subire i nostri operatori sanitari sono sotto gli occhi di tutti. E allora occorre programmazione e organizzazione. “Assieme all’Università del Salento – spiega il direttore generale della Asl Lecce, Rodolfo Rollo – abbiamo pensato di creare 4 gruppi di ricerca per cercare di fare tesoro di queste esperienza legata al Coronavirus. Ebbene, uno di questi gruppi si sta dedicando ai dispositivi di protezione individuale. Perché non è importante solo il letto e tutta la tecnologia che gira intorno al letto ma anche come si veste l’operatore sanitario. E’ necessario avere a disposizione sistemi di ricerca capaci di progettare forme evolute di presìdi sanitari”. “Il problema – ha aggiunto Domenico Di Tolla, presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Lecce – è che queste cose si pensano in emergenza ma andrebbero realizzate prima”. Eravamo tutti impreparati. Attenzione, però, “non possiamo e non dobbiamo delocalizzare le produzioni: le idee si fanno e si mettono in pratica. Dobbiamo diventare autonomi, è uno dei nostri obiettivi”. Perché non si può andare in guerra ad armi nude o costruendole durante il conflitto, “soprattutto – ricorda giustamente una farmacista – quando sono state smantellate le trincee”.
Facebook
Instagram
RSS