LECCE- Aumentare la disponibilità dei tamponi e poterli eseguirli in maniera estensiva. E’ ciò che chiede l’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Lecce che, in una lettera aperta ai dirigenti dell’Asl del capoluogo salentino, lancia un accorato appello, denunciando le condizioni in cui in sanitari stanno affrontando l’emergenza scatenata dal Coronavirus in questo periodo.
Ringraziando la Direzione strategica e il Dipartimento Prevenzione aziendale per l’efficace risposta gestionale attuata in sintonia con la Regione Puglia, l’OMCeO afferma che “la carenza – a livello nazionale (e spesso internazionale) di DPI – è causa del prezzo altissimo che gli operatori sanitari stanno pagando (oltre il 10% del numero totale degli infetti). Ciò determina un aumento insopportabile del rischio clinico.”
I medici, impegnati costantemente, con sforzi disumani, sul campo per curare il contagio, operano ormai in una situazione di insicurezza lavorativa tanto che l’allontanarsi in qualunque modo dal lavoro viene vissuto ormai come l’incubo di un concreto, potenziale e costante danno. Alla preoccupazione, dunque, di riuscire a salvare la vita dei pazienti contagiati, si aggiunge quella di poter svolgere ciò che è diventata ormai una vera e propria missione nella miglior maniera possibile, cosa attualmente non realizzabile, oltre al timore di contrarre la malattia.
L’impossibilità di effettuare i tamponi assolutamente necessari per l’individuazione di soggetti positivi al Covid 19, come si legge ancora nella lettera, “comporta il diffondersi del senso di abbandono che potrebbe ricevere una larga fetta della popolazione con dei sintomi respiratori non critici, che non sa a chi rivolgersi, non potendo e non dovendo accedere alle prestazioni del P.S. né del 118 o della Continuità Assistenziale, creando una frattura solidaristica, che in questa situazione potrebbe essere catastrofica.”
La necessità, inoltre, di eseguire i tamponi diagnostici “è assolutamente urgente per tutto il personale sanitario, amministrativo e dei servizi del P.O. di Copertino, ma diventa essenziale per chiunque (anche asintomatico) sia stato sottoposto a quarantena dopo 7 giorni dal presunto contatto.”
L’OMCeS è infatti a favore dell’estensione di esecuzione di DPI, sostenendo fortemente che nel territorio italiano “si è evidenziato che una percentuale maggiore di tamponi corrisponde ad una minore estensione del contagio, come il “modello Veneto” suggerisce con la non confutabilità dei numeri, che possono essere visionati da chiunque. Tale politica peraltro è stata fortemente raccomandata dall’OMS.”
Più prelievi quindi, per evitare ricoveri e contagi. Una speranza che si alimenta ogni giorno di più nei medici leccesi, in attesa di ricevere risposte concrete alla loro lettera.
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