“E’ tempo di prendere decisioni sul futuro della Gazzetta del Mezzogiorno, principale organo di informazione di Puglia e Basilicata. Il Tribunale di Catania e il socio di minoranza di Edisud, Valter Mainetti, hanno il dovere di esprimersi con chiarezza sul destino del giornale e di tutti i lavoratori che sino ad oggi hanno consentito ai pugliesi e lucani di avere un giornale di riferimento che vanta 133 anni di storia”. Così la Federazione della Stampa italiana e le Associazioni regionali di Stampa di Puglia e Basilicata sulla vicenda kafkiana in cui si trovano da oltre un anno i giornalisti della Gazzetta del Mezzogiorno, dopo che all’azionista di maggioranza, l’editore Mario Ciancio Sanfilippo, sono state poste sotto sequestro con confisca le quote societarie della Edisud, nell’ambito di un’inchiesta della Procura della Repubblica di Catania per presunto concorso esterno in associazione mafiosa.
“Dal 24 settembre 2018 lo Stato, attraverso il Tribunale e gli amministratori giudiziari nominati, ha assunto la gestione del giornale. L’obiettivo di avviare un processo di risanamento ha già comportato enormi sacrifici per tutti i lavoratori, ai quali non sono nemmeno state versate, in alcune mensilità, le retribuzioni. Ora, con il ritiro della domanda di concordato presso il Tribunale di Bari – prosegue il sindacato dei giornalisti – si mandano per aria tutte le misure che avrebbero dovuto garantire un futuro alla testata, ai giornalisti e a tutti coloro che vi lavorano. E’ dunque responsabilità dello Stato rispondere quanto prima a questa paradossale inversione di rotta, così come è dovere della società Denver, che fa capo all’imprenditore Mainetti, chiarire una volta per tutte se intende proseguire nella procedura annunciata tramite investimenti e garanzie finanziarie. Diversamente, si aprano le strade ad altre possibili offerte di acquisto, che pure sono in campo, in modo da consentire quell’operazione di salvataggio che la gestione commissariale non è stata in grado di svolgere”.
“Il tempo è scaduto – ribadiscono Fnsi e Associazioni regionali di Stampa -. In questi mesi, nonostante gli accordi sindacali subito raggiunti con il Comitato di Redazione per la tutela dei posti di lavoro dei giornalisti, si è temporeggiato sin troppo nella presentazione del piano concordatario rendendo vana la possibilità di sostegno da parte della Banca Popolare di Bari, perché nel frattempo l’istituto di credito è stato commissariato. Inoltre, insieme agli ulteriori sacrifici richiesti ai lavoratori, è stato avviato un discutibile e affrettato piano editoriale che ha comportato la chiusura di altre redazioni e la riduzione dell’informazione nei territori pugliesi e lucani tramite l’accorpamento delle edizioni. Si aggiunga lo stallo delle attività in cui sembra versare la società di raccolta pubblicitaria, Mediterranea, in attesa di un annunciato passaggio di consegne. Così facendo, in assenza di iniziative serie e immediate da parte dei custodi giudiziari di Catania e dei responsabili amministrativi, il rischio del fallimento è alle porte. I giornalisti hanno il diritto, una volta per tutte, di sapere se è questo il destino che li aspetta o se – entro le scadenze indicate dal Tribunale di Bari – saranno messe in campo altre misure”.
“Dal 24 settembre 2018 lo Stato, attraverso il Tribunale e gli amministratori giudiziari nominati, ha assunto la gestione del giornale. L’obiettivo di avviare un processo di risanamento ha già comportato enormi sacrifici per tutti i lavoratori, ai quali non sono nemmeno state versate, in alcune mensilità, le retribuzioni. Ora, con il ritiro della domanda di concordato presso il Tribunale di Bari – prosegue il sindacato dei giornalisti – si mandano per aria tutte le misure che avrebbero dovuto garantire un futuro alla testata, ai giornalisti e a tutti coloro che vi lavorano. E’ dunque responsabilità dello Stato rispondere quanto prima a questa paradossale inversione di rotta, così come è dovere della società Denver, che fa capo all’imprenditore Mainetti, chiarire una volta per tutte se intende proseguire nella procedura annunciata tramite investimenti e garanzie finanziarie. Diversamente, si aprano le strade ad altre possibili offerte di acquisto, che pure sono in campo, in modo da consentire quell’operazione di salvataggio che la gestione commissariale non è stata in grado di svolgere”.
“Il tempo è scaduto – ribadiscono Fnsi e Associazioni regionali di Stampa -. In questi mesi, nonostante gli accordi sindacali subito raggiunti con il Comitato di Redazione per la tutela dei posti di lavoro dei giornalisti, si è temporeggiato sin troppo nella presentazione del piano concordatario rendendo vana la possibilità di sostegno da parte della Banca Popolare di Bari, perché nel frattempo l’istituto di credito è stato commissariato. Inoltre, insieme agli ulteriori sacrifici richiesti ai lavoratori, è stato avviato un discutibile e affrettato piano editoriale che ha comportato la chiusura di altre redazioni e la riduzione dell’informazione nei territori pugliesi e lucani tramite l’accorpamento delle edizioni. Si aggiunga lo stallo delle attività in cui sembra versare la società di raccolta pubblicitaria, Mediterranea, in attesa di un annunciato passaggio di consegne. Così facendo, in assenza di iniziative serie e immediate da parte dei custodi giudiziari di Catania e dei responsabili amministrativi, il rischio del fallimento è alle porte. I giornalisti hanno il diritto, una volta per tutte, di sapere se è questo il destino che li aspetta o se – entro le scadenze indicate dal Tribunale di Bari – saranno messe in campo altre misure”.
Facebook
Instagram
RSS