LECCE – L’anzianità previdenziale di 52 settimane va riconosciuta anche ai lavoratori con contratto part-time verticale ciclico. La sentenza del Tribunale di Lecce dà ragione ad una lavoratrice delle Terme di Santa Cesarea, iscritta e assistita dalla Filcams Cgil Lecce, nel ricorso contro l’Inps.
Il giudice del lavoro Lorenzo Bellanova ha pronunciato la sentenza che sancisce il diritto della lavoratrice a vedersi riconosciuta l’anzianità previdenziale per 52 settimane, comprensive quindi anche dei periodi di sospensione “involontaria” dal lavoro alle quali è costretta. In tema di anzianità contributiva dei lavoratori a tempo parziale, infatti, diverse sentenze della Corte di Cassazione stabiliscono che, ai fini dell’acquisizione del diritto alla pensione, i lavoratori con orario part-time verticale ciclico hanno diritto all’inclusione anche dei periodi non lavorati. Basandosi soprattutto su questa motivazione, il giudice ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato della Filcams Cgil, Ernesto Rizzo, a tutela della lavoratrice.
“Il pronunciamento dà ragione alla Cgil ed alla Filcams, che da anni sostengono questa battaglia”, dicono Valentina Fragassi e Mirko Moscaggiuri, segretari generali territoriali di Cgil e Filcams Cgil. “Eppure nonostante l’ennesima sconfitta, Inps e Governo continuano a non rispettare gli impegni dichiarati a Cgil, Cisl e Uil per trovare una soluzione che realizzi quello che i pronunciamenti dei tribunali sanciscono”.
Il mancato adeguamento delle normative italiane alle direttive europee provoca danni alle lavoratrici e lavoratori che si trovano nella condizione paradossale di dover lavorare 50 anni per maturarne 40 di anzianità pensionistica. E producono anche uno spreco di denaro pubblico per il pagamento delle spese processuali delle cause, che puntualmente l’Inps ha perso, sta perdendo e perderà. “Governo e Inps non perdano altro tempo: intervengano per sanare e sancire un diritto di tante lavoratrici e lavoratori. Non c’è più tempo da perdere. Cgil e Filcams continueranno a mettere in campo iniziative di denuncia e contrasto e ad intensificare le cause per vedere riconosciuto ad ogni lavoratrice e lavoratore il diritto dovuto”, concludono Fragassi e Moscaggiuri.
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