Grande impresa del Lecce che batte per 3 a 2 il Napoli al San Paolo dove non usciva vincitore dal lontano 1998 quando, però, batté una squadra di ben altro spessore.
Alla vigilia sembrava una sfida già segnata con i partenopei in uno stato di forma molto buono. I giallorossi hanno saputo sovvertire i pronostici con una prova fatta di sofferenza, ma anche di qualità nella gestione delle situazioni più difficili. I primi 25 minuti sembravano ricalcare quelle che erano le premesse della gara con il Napoli riversato nella metà campo giallorossa e il Lecce che soffriva soprattutto sugli esterni. Milik al 10’ aveva la palla del vantaggio, ma sbagliava un facile colpo di testa. Con il passare dei minuti, però, i giallorossi riuscivano a ripartire con più continuità, grazie alla fisicità sulla mediana e all’estro di Saponara e Falco, autentiche spine nel fianco della difesa partenopea.
Alla mezz’ora, alla prima vera occasione da gol, i giallorossi passavano in vantaggio. Invenzione di Barak per Saponara che avanzava sul settore sinistro. e trovava abilmente Falco in area con un passaggio arretrato. Il tiro del fantasista veniva respinto da Ospina, ma era un assist ideale per Lapadula che depositava a porta sguarnita.
Fino alla fine del tempo la squadra di Liverani non soffriva gli attacchi degli azzurri campani. Ad inizio ripresa, invece, arrivava la doccia fredda del pareggio napoletano. Majer perdeva palla sulla trequarti avversaria e dal contropiede, che ne scaturiva, Mertens serviva solo in area Milik che con un tiro sbilenco riusciva comunque a mettere la sfera alle spalle di Vigorito.
Raggiunto il punteggio di parità si pensava che il Napoli potesse cambiare l’inerzia della partita nel secondo tempo, ma la squadra di Liverani nel momento di maggiore difficoltà si compattava e metteva fuori le unghie. Si materializzava un Lecce lontano parente da quello visto nelle ultime trasferte, dove non aveva neppure segnato un gol, subendo, invece, sconfitte sonore. I giallorossi riuscivano a gestire bene il palleggio e al quarto d’ora ritornavano in vantaggio. Azione manovrata sulla destra Rispoli-Majer-Falco e cross al bacio, dalla trequarti, del fantasista tarantino per Lapadula che trafiggeva di testa per la seconda volta Ospina.
Una volta ritornato in vantaggio, il Lecce, continuava a gestire bene i palloni, giocando venti minuti di livello e dove erano poche le occasioni per pareggiare del Napoli. Occasioni più frutto di disattenzioni singole dei giocatori giallorossi che di azioni personali dei tanti campioni nella rosa della squadra di Gattuso. Unico giallo era la richiesta di Milik di un calcio di rigore, ma l’arbitro Giua decretava la simulazione della attaccante polacco, ammonendolo.
Ad un quarto d’ora dalla fine, prima Donati con un tiro da fuori e poi Barak con un colpo di testa avevano il pallone per il terzo gol (entrambi i difficili tiri erano respinti da Ospina), che si materializzava con una punizione magistrale dai trenta metri al 82’ di Mancosu. Nel tempio di Maradona, il centrocampista sardo si inventava una conclusione chirurgica che scavalcava la barriera e andava a toccare il palo interno all’incrocio prima di insaccarsi alle spalle del portiere napoletano.
Nei minuti finali di gara il Lecce riusciva anche a complicarsi la vita e, complice uno svarione di Lucioni, concedeva a Callejon di segnare il gol che rendeva i minuti di recupero da brivido. Alla fine, però, erano gli uomini di Liverani a festeggiare un successo importantissimo perché tiene a distanza di tre punti il Genoa, vittorioso contro il Cagliari, e permette di allungare su Brescia e Spal, che sabato prossimo sarà di scena al Via del Mare in una gara fondamentale per la lotta per non retrocedere.
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